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Giornali a rischio: gli editori chiedono un intervento rapido

14 Marzo 2022

“Produrre informazione di qualità e diffonderla sta diventando sempre più difficile e senza interventi fortemente a rischio”: è quanto scrive la FIEG in una nota unendosi all'allarme per la continuità del settore editoriale già lanciato da Assocarta e Assografici.

“A partire dal secondo semestre dello scorso anno - precisa il Presidente della Federazione italiana degli editori, Andrea Riffeser Monti - il prezzo della carta su cui si stampano i giornali è cresciuto di oltre il 100% e ulteriori aumenti sono in corso".

Alcune cartiere hanno già dovuto interrompere la produzione piuttosto che continuare a operare in perdita mettendo a rischio la continuità dei rifornimenti, non solo all'industria dell'editoria ma anche ad altri comparti come quello del cartone ondulato e del packaging.

"Il boom del costo della principale materia prima per le pubblicazioni si unisce ai costi crescenti dell’energia e alle difficoltà che incontrano gli editori nel reperire la carta e le lastre in alluminio per la stampa. Gli editori - prosegue Riffeser - sono già stati costretti a ridurre la foliazione e le notizie e la riduzione dell’informazione locale rende privi di voce le comunità e i politici sul territorio, dai sindaci agli esponenti locali”.

Una situazione insostenibile che racchiude un grosso rischio, ossia, come dice ancora Riffeser, “che si debbano sospendere le pubblicazioni, mettendo in difficoltà l’intera filiera: giornalisti, poligrafici, distributori nazionali e locali e edicole. Tutto questo in un momento particolare per l’Europa e per il nostro Paese in cui l’informazione assicurata dai giornali è quanto mai indispensabile”.

“Faccio appello - conclude Riffeser - al Governo, al Parlamento e alle Forze politiche. Occorre fare, e presto, due cose: trasferire immediatamente alle imprese le risorse per il sostegno al settore già stanziate e prevedere nuovi e significativi interventi sul mercato della carta e dell’energia”.

Frenata a gennaio per la pubblicità sulla stampa

11 Marzo 2022

Gennaio inizia male anche per gli investimenti sulla carta stampata, un dato negativo che si unisce all’ulteriore caduta delle vendite in edicola con cui è iniziato il nuovo anno. E bisogna subito dire che i dati sulla pubblicità di gennaio non risentono ancora dei venti di guerra: il conflitto in corso è infatti iniziato il 24 febbraio con l’ingresso delle truppe russe nel territorio ucraino.

In generale, l’Osservatorio Stampa FCP (Federazione Concessionarie Pubblicità) indica a gennaio una flessione del 2,8% del fatturato pubblicitario sulla carta stampata rispetto all’analogo periodo del 2021. Nel dettaglio, i quotidiani hanno evidenziato una flessione dello 0,7% mostrando una discreta tenuta, mentre per i periodici la frenata è stata maggiore, con una caduta nel complesso del 13,9%.

In particolare, la pubblicità sui settimanali ha segnato un tonfo del 27,1%. In controtendenza, invece, gli investimenti pubblicitari sui mensili, risaliti del 5% rispetto a un anno fa con il risultato che, a gennaio, il fatturato pubblicitario sui mensili ha superato quello sui settimanali. In calo anche il dato relativo ad altre periodicità, in calo del 23,3%.

Tax credit pubblicità: domande dal 1° al 31 marzo 2022

Anche quest’anno il Governo mette a disposizione fondi per un credito d’imposta per gli investimenti pubblicitari effettuati nel corso del 2022.

La richiesta deve essere presentata dal 1° al 31 marzo all’Agenzia delle Entrate, salvo poi confermare, tra gennaio e febbraio del prossimo anno (2023), gli investimenti realmente effettuati ne 2022. Il credito sarà concesso nella misura del 50% del valore degli investimenti pubblicitari effettuati quest'anno, in quanto anche per il 2022 viene meno il requisito dell'incremento minimo dell'1% rispetto agli investimenti effettuati l'anno precedente.

Nel calcolo degli investimenti su cui è possibile chiedere il tax credit sono compresi quelli in campagne pubblicitarie sulla stampa quotidiana e periodica, anche online, e sulle emittenti radiofoniche e televisive locali e nazionali, analogiche o digitali, non partecipate dallo Stato.

UPA preoccupata per ricadute negative su investimenti pubblicitari

Già a inizio anno il presidente di UPA (Utenti Pubblicità Associati), Lorenzo Sassoli de Bianchi, aveva espresso preoccupazione per l’andamento, nel corso del 2022, degli investimenti pubblicitari, reduci da un 2021 in aumento (più 4,2% quelli su carta stampata rispetto al 2020, anno segnato da un tonfo del 22,9% causa pandemia).

A preoccupare Sassoli era soprattutto l’impennata dei prezzi energetici e le ricadute negative che questo avrebbe potuto arrecare all’economia a partire dalle pressioni inflazionistiche e rallentamento della crescita. La guerra in Ucraina e l’ulteriore balzo a nuovi record dei prezzi del gas e delle materie prime tronca ogni speranza di ripresa degli investimenti aziendali in pubblicità.

«Sappiamo bene che quando c’è da tagliare, la prima voce su cui intervenire è spesso quella della comunicazione pubblicitaria», ha ricordato Sassoli precisando che «per questa ragione sono personalmente molto preoccupato, dal momento che è sicuro che l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime peserà sui bilanci di tanti inserzionisti».

Stampa editoriale a rischio continuità: l’allarme di Assografici

10 Marzo 2022

Come già fatto ieri da Assocarta, anche Assografici, Associazione Nazionale Italiana Industrie Grafiche Cartotecniche e Trasformatrici, lancia il proprio avvertimento al mercato circa le difficoltà del settore a mantenere gli attuali livelli produttivi di fronte all’impennata dei costi dell’energia e delle materie prime, con inevitabili ricadute a valle sui settori che ruotano attorno all’utilizzo di carta, incluso quello della stampa editoriale.

“Molti stabilimenti cartari, fortemente energivori, hanno ora annunciato rallentamenti se non veri e propri fermi produttivi. Data la situazione critica che già registriamo da mesi, non è difficile intuire come sia ora a rischio la continuità produttiva anche di tutta la filiera a valle”, avverte Emilio Albertini, Presidente di Assografici.

Settori a valle in difficoltà

In un comunicato Assocarta spiega che “da mesi tutti i comparti della stampa e della trasformazione di carta, cartone e imballaggio flessibile denunciano infatti difficoltà che ora rischiano di diventare veri ostacoli a proseguire regolarmente l’attività:
- la stampa di riviste in rotocalco, anch’essa energivora, è già da tempo in condizioni di non economicità;
- la stampa di libri è frenata dalla scarsa disponibilità di carte ad uso editoriale, ormai prodotte da pochi player europei (ad aggravare ulteriormente la situazione si segnala lo sciopero di un’importante cartiera nord-europea, in atto da lungo tempo) e dal difficile reperimento di quasi tutti i materiali, in particolare quelli per la produzione di lastre;
- il settore del cartone ondulato, fogli e scatole, non riesce a fare fronte a una domanda per giunta crescente e la notizia di ieri dello stop di alcuni importanti siti produttivi cartari, rende concreta la prospettiva di fermi anche per gli ondulatori, che hanno già scorte ridotte di carta a magazzino; - la produzione di astucci in cartoncino per alimentare, farmaceutico, cosmetica è rallentata dalla carenza di carta e altre materie prime;
- manca il materiale per produrre etichette, imprescindibili per molte filiere, in particolare quella farmaceutica e quella alimentare;
- anche la produzione di packaging flessibile, che utilizza prevalentemente materiali plastici, è appesantita dagli straordinari rincari energetici, dal rincaro dei prezzi delle materie prime in conseguenza dell’aumento del costo del petrolio e frenata dalla difficoltà a reperire alcune materie prime (foglia d’alluminio, EVOH) che spesso provengono da paesi extra UE, perché l’offerta europea non basta a soddisfare la domanda interna".

Situazione eccezionale che richiede misure straordinarie

Il nuovo shock energetico, seguente al conflitto in Ucraina, sta rapidamente compromettendo la situazione di un’intera filiera, già in difficoltà nella gestione degli incrementi dei prezzi della carta e degli altri fattori produttivi e nell’approvvigionamento di tutte le materie prime. “È una situazione veramente eccezionale, anche di carenza di materie prime, che segue il periodo pandemico già molto complicato, e che nessuno ricorda si sia mai verificata prima con questa intensità e rapidità sui nostri mercati”, prosegue Albertini, paventando possibili aumenti di prezzo sui clienti finali.

Per questo motivo, conclude Albertini, “Assografici insieme ad Assocarta e Acimga nella Federazione Carta e Grafica, unisce la sua voce a quella di Confindustria nella richiesta di misure straordinarie che divengono sempre più urgenti per affrontare l'emergenza, sia in sede Ue che da parte del Governo italiano".

Vendite quotidiani in edicola: parte male il 2022

09 Marzo 2022

Inizia con uno scivolone il 2022: su base annua, a gennaio sono calate in maniera generalizzata le vendite individuali cartacee di quotidiani, pur con la conferma di alcune testate che si sono mosse in controtendenza come La Verità di Maurizio Belpietro e La Gazzetta dello Sport.

Secondo quanto emerge dai nuovi dati comunicati da ADS Accertamenti Diffusione Stampa, con 151.119 copie vendite in edicola, Il Corriere della Sera si conferma il quotidiano più letto del Paese ma perde quasi il 9% di copie rispetto a gennaio di un anno fa quando erano 165.990. Passando al diretto concorrente, La Repubblica, la perdita diventa quasi doppia (-14,9%). La testata ammiraglia del gruppo GEDI vede consolidarsi le vendite mensili ben al di sotto della soglia delle 100.000 copie, triste primato raggiunto nei mesi scorsi. A gennaio 2022 sono infatti 97.281 le copie vendute, contro le 114.333 di un anno prima. Restando all’interno del gruppo GEDI, tiene invece la posizione La Stampa con poco più di 73.000 copie vendute, il 3,45% in meno rispetto a un anno fa.

Flessioni a doppia cifra, invece, per le testate del gruppo QN. A gennaio QN Il Resto del Carlino si ferma a 63.790 copie (-11,5% rispetto a un anno prima), QN La Nazione si attesta a 43.139 (-12%) e QN Il Giorno scende a 19.740 copie (-10%). Duemila copie in meno (-3,73%) anche per Il Messaggero che con 50.390 copie è il sesto quotidiano più letto. Tiene bene Avvenire con 5.320 copie, poco meno delle 5.600 di un anno prima.

Passando ai giornali politicamente schierati, prosegue la corsa de La Verità, che con 4.000 copie in più rispetto a un anno prima (più 16%) arriva a sfiorare le 30.000 copie insidiando Il Giornale che vede scendere le copie vendute in edicola a 31.255, da 44.429 di un anno prima (-29%). Perde quota anche Libero che si assesta a 19.300 copie (-15%). Brusca battuta d’arresto pure per Il Fatto Quotidiano che scende a 23.679 copie rispetto alle quasi 30.000 di gennaio (-20%) e anche per I l Manifesto che scende a 6.673 copie (-12,2%).

Si muovono in controtendenza i quotidiani sportivi. La Gazzetta dello Sport vende oltre 80.500 copie, quasi il 20% in più rispetto a gennaio 2021. Stabile I l Corriere dello Sport a 38.600 copie, dati che si scontrano però con il pesante tonfo di Tuttosport, che perde quasi 13.000 copie passando in 12 mesi da 36.108 a 23.260 copie.

Male anche i quotidiani economici che perdono quasi un quarto di copie rispetto a un anno prima: Il Sole 24 Ore si ferma a 26.202 copie (-24%) e Italia Oggi a 5.965 copie (-23%).

Flessioni generalizzate anche per i quotidiani locali.

GEDI dice addio a L'Espresso. Giornalisti in sciopero.

08 Marzo 2022

La vendita del settimanale L’Espresso scuote il mondo dell’informazione. Eppure non si tratta di una cessione inattesa. Le voci di un possibile trasferimento di proprietà si rincorrevano da mesi. Le difficoltà che hanno investito la stampa cartacea non hanno risparmiato il noto settimanale, che aveva smesso di vivere di vita propria e già da qualche tempo usciva in edicola alla domenica in abbinamento a La Repubblica.

E non è nemmeno la prima volta che un'importante testata di attualità cambia proprietà: era già successo a Panorama, il settimanale che nel novembre 2018 Mondadori ha ceduto al gruppo fondato e guidato da Maurizio Belpietro, direttore de La Verità.

La cessione de L’Espresso, però, fa rumore. Fondato da Arrigo Benedetti e Eugenio Scalfari nel 1955, L’Espresso è stata la pietra angolare su cui è nato l’omonimo gruppo editoriale che ha tenuto a battesimo la nascita de La Repubblica (diventato il secondo maggiore quotidiano degli italiani, incalzando il primato del Corriere della Sera), negli anni si è distinto per impegno politico e battaglie culturali oltre che per i diritti civili, ed è stato l’artefice di tante inchieste che hanno fatto clamore.

Ecco perché oggi la vendita de L’Espresso appare come un doloroso strappo con il passato e pone interrogativi sul futuro dell’editoria, in particolare di quella periodica. Non è un caso che sia Mondadori che GEDI, i due dei maggiori gruppi editoriali italiani, abbiano deciso di uscire dal comparto dei periodidi per focalizzarsi sui libri la prima, su quotidiani multimediali e radio la seconda.

Si impoverisce l'informazione italiana

“L'ipotesi di cessione del settimanale L'Espresso non è un affare che riguarda un gruppo editoriale e i giornalisti che vi lavorano” ma, sottolinea Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana), “esiste una questione molto più delicata che ha a che fare con il futuro dell'informazione e della democrazia nel nostro Paese” e che chiama in causa anche l’indifferenza “delle istituzioni, Governo in primis, e degli stessi editori”.

“Purtroppo - osserva ancora Lorusso - continua a prevalere un'impostazione che tende a evitare qualsiasi tavolo di confronto e a concentrare gli sforzi e le risorse quasi unicamente sulla riduzione del costo del lavoro e dell'occupazione. Una visione, sostenuta dai Governi che si sono succeduti, che ha soltanto impoverito l'informazione italiana, come dimostrano gli stati di crisi che si sono susseguiti dal 2008 ad oggi”.

Sciopero ad oltranza

Durissima, come era immaginabile, la reazione dei giornalisti de L’Espresso, che hanno proclamato uno sciopero ad oltranza delle firme, sia sul settimanale cartaceo che online, e l’astensione dal lavoro per impedire l’uscita del prossimo numero mentre il direttore Marco Damilano si è dimesso "per una questione di coscienza e di dignità", in dissenso con il modo con cui è stata condotta la vendita.

La redazione esprime in questo modo “la ferma protesta per i modi in cui la trattativa sulla cessione della testata è stata condotta, e per il risultato finale di un negoziato che per mesi metterà L’Espresso in una situazione che non ha precedenti nella storia dell’editoria italiana, di fatto una co-gestione sospesa tra due proprietà”.

Cambia la proprietà, ma L'Espresso resta abbinato a La Repubblica

Il Gruppo GEDI ha comunicato infatti di “aver ricevuto e accettato una proposta dalla società L’Espresso Media srl per l’acquisto da parte di quest’ultima dei rami d’azienda relativi al settimanale L’Espresso e alle Guide de L’Espresso. Sotto la nuova proprietà, che fa capo a Bfc Media, un gruppo editoriale solido, che ha valorizzato economicamente la testata e che sta puntando sullo sviluppo di riviste periodiche, il settimanale L’Espresso potrà trovare maggiore allineamento nella strategia aziendale, rispetto alla direzione evolutiva che il Gruppo GEDI ha intrapreso e sta perseguendo da anni, centrata sull’informazione in real time per il grande pubblico e sullo sviluppo di contenuti digitali e multimediali per i quotidiani e le radio. Per accompagnare la fase di transizione, in base alle intese raggiunte, il settimanale resterà abbinato all’edizione domenicale del quotidiano La Repubblica”.

Sciopera anche La Repubblica

Solidarietà è arrivata anche dai colleghi de La Repubblica, che lunedì 7 marzo hanno incrociato le braccia, uno sciopero votato a larghissima maggioranza (235 sì, 9 no e 6 astenuti) affidando al Cdr un pacchetto di altri tre giorni di sciopero e il compito di chiedere all’azienda impegni vincolanti su investimenti e perimetro aziendale.

"Martedì 8 marzo Repubblica non sarà in edicola e il sito non verrà aggiornato per 24 ore, fino alle 19 di martedì. La redazione compatta - si legge nel comunicato pubblicato sul sito - è stata costretta a proclamare lo sciopero dopo la decisione del Gruppo Gedi di vendere lo storico settimanale L’Espresso. Decisione che il gruppo non ha esitato a formalizzare proprio mentre l’Europa è sconvolta per la guerra in Ucraina e mentre i nostri inviati sono incessantemente impegnati a raccontare quanto avviene su quei fronti".

Nessuno sciopero, invece, per La Stampa, il cui Cdr si è però impegnato a chiedere un incontro chiarificatore a GEDI.

I progetti del nuovo proprietario Danilo Iervolino

Ufficialmente GEDI ha sottoscritto una lettera d'intenti con la neocostituita società L’Espresso Media srl, partecipata al 51% da BFC Media, società quotata al mercato Euronext Growth Milan, e al 49% da IDI Srl a socio unico Danilo Iervolino, riguardante la cessione dei rami d’azienda relativi al periodico L'Espresso e a Le Guide de L'Espresso. Nessuna indiscrezione sulla cifra pagata, ma l’accordo prevede una serie di collaborazioni inerenti la promozione congiunta di iniziative editoriali, i servizi di distribuzione nelle edicole e la gestione degli abbonamenti.

Tenuto conto che Danilo Iervolino a fine 2021 ha perfezionato un accordo per l’acquisto del 51% di BFC Media, sarà lui il proprietario di riferimento per L’Espresso. Fondatore e Presidente dell’Università Telematica Pegaso e, dalla fine dello scorso anno, anche presidente della squadra di calcio della Salernitana, Iervolino ha lasciato trapelare alcuni dei progetti per L’Espresso in un’intervista al Fatto Quotidiano.

Il nuovo direttore? “ci stiamo lavorando”, risponde Iervolino, onorato di essere considerato “il nuovo Caracciolo”. Licenziare? “Nessuno, ma proprio nessuno”. L’Espresso diventerà un quotidiano? “Resterà settimanale". Si apprende inoltre l'intenzione del nuovo editore di trasferire la redazione a Milano e di creare attorno al brand L'Espresso una piattaforma articolata che comprende, oltra alla rivista cartacea, una radio, podcast e eventi.

BFC Media, un gruppo editoriale in crescita

Quotata al mercato Euronext Growth Milan dal 2015, BFC Media è un gruppo editoriale in crescita. L’anno scorso i ricavi hanno superato i 16 milioni di euro con una crescita del 46% rispetto al 2020 a fronte di una redditività in aumento: l’Ebitda è aumentato del 75% da 1,2 a 2,1 milioni di euro. Il gruppo, inoltre, gode di una buona solidità finanziaria grazie a una liquidità, a fine 2021, di oltre 1,6 milioni di euro.

Tali risultati – spiega la società presieduta da Denis Masetti – “sono il frutto dello sviluppo delle iniziative multimediali avviate negli anni e che abbracciano varie aree con brand sempre più affermati e leader nelle diverse aree, come Forbes per il mondo delle imprese; Bluerating per il mondo della finanza; Bike per il ciclismo e la smart mobility; Cosmo per la space economy; Equos per il mondo ippico e il betting; e Robb Report per il settore del lusso”.

Rincari energia e materie prime. Pro-Gest ferma 6 cartiere. Allarme di Assocarta

08 Marzo 2022

È arrivato il momento più temuto, quello in cui l’aumentato costo dell’energia e delle materie prime costringe le imprese a interrompere la produzione a fronte di ricavi che non riescono più a coprire le spese. È il momento in cui salta ogni equilibrio finanziario e all’azienda conviene fermare gli impianti piuttosto che produrre in perdita.

Purtroppo è quello che è stato costretto a fare il gruppo Pro-Gest, controllato dalla famiglia Zago, una delle imprese cartarie più importanti d’Italia con un fatturato che nel 2021 ha superato i 700 milioni di euro ( 60% rispetto al 2020), frutto anche di investimenti per oltre 500 milioni di euro negli ultimi cinque anni che hanno portato alla realizzazione di un parco macchine all’avanguardia.

Aumento incontrollato dei costi, serve l'aiuto delle istituzioni

A causa dell'aumento dei prezzi del metano, che hanno raggiunto il picco storico, il gruppo ha deciso di interrompere temporaneamente la produzione di tutte le macchine continue di carte per ondulatore e tissue, mettendo in pausa forzata le cartiere degli stabilimenti di Camposampiero, Villa Lagarina (Trento), Mesola (Ferrara), Tolentino (Macerata), Mantova e Capannari (Lucca). Per il momento nessuna sospensione riguarderà invece gli impianti del Gruppo destinati alla produzione degli imballaggi.

«È un momento di straordinaria e drammatica criticità che vogliamo superare quanto prima. Stiamo monitorando da vicino - ha dichiarato in una nota Francesco Zago, Amministratore Delegato del Gruppo Pro-Gest - la situazione della guerra e siamo profondamente addolorati per il popolo ucraino, auspicando una soluzione immediata del conflitto armato. Anche a causa di queste gravi tensioni, il prezzo del gas naturale oggi è di oltre dieci volte superiore rispetto a dodici mesi fa ed è triplicato in poco più di una settimana. Ci auguriamo sinceramente di poter riprendere la produzione non appena le condizioni lo consentiranno e chiediamo alle istituzioni di intervenire per salvaguardare interi comparti produttivi, messi oggi fuori mercato da un aumento incontrollato dei costi».

Allarme di Assocarta: costi energia insostenibili

A lanciare l’allarme per tutto il settore è Assocarta. “Le cartiere italiane si stanno misurando con un peso della solo bolletta del gas sul fatturato aumentato del 400% solo nel 2021/2020, ma dall’inizio del 2022 il dato è molto peggiorato”, afferma il Presidente di Assocarta, Lorenzo Poli, che già a fine ottobre aveva pronosticato l'eventualità di una fermata della produzione di fronte a costi sempre più alti.

“Abbiamo resistito, anche producendo in perdita, ma in questi giorni sempre più stabilimenti cartari si stanno fermando e stanno riducendo l’attività. Non ci ha fermato la pandemia, ci sta riuscendo uno shock energetico, a seguito dell’attuale situazione di crisi tra Ucraina e Russia”, aggiunge Poli.

Per questo Assocarta chiede che vengano "immediatamente prese delle misure compensative per i rialzi dei costi energetici a favore delle imprese energivore, pure previste dal Joint European Action. Ad esempio - precisa il Presidente dell'Associazione - misure immediate in grado di “anticipare” i benefici degli stoccaggi in comune e della diversificazione degli approvvigionamenti alle imprese, oltre alla sospensione del mercato della Co2".

Il problema della fermata della produzione non riguarda solo il settore cartario - al 3° posto in Europa per produzione, alle spalle di Germania e Svezia, grazie a 150 stabilimenti che hanno prodotto nel 2021 oltre 9,6 milioni di tonnellate ( 12,5% sul 2020) generando un fatturato di 8,18 miliardi di euro ( 28,6% sul 2020) - ma tutte le differenti filiere in cui è coinvolto e in particolare la produzione di imballaggi, di carte igieniche sanitarie, di carte medicali, di carte grafiche per l’editoria e l’informazione, oltre all’economia circolare e al riciclo della carta.

A rischio la tenuta della filiera editoriale

Esattamente un mese fa, l’8 febbraio, la Federazione Carta e Grafica, insieme all’Associazione Italiana Editori (AIE), dall’Associazione Nazionale Editoria di Settore (ANES), avevano lanciato l’allarme sulla tenuta della filiera editoriale dovuto alla forte impennata dei costi delle materie prime e dell’energia. Minore offerta di libri e riviste, ritardi nelle consegne, possibili aumenti dei prezzi per il pubblico dei lettori, gravi problemi per l’editoria scolastica erano indicate come le principali conseguenze negative.

Confindustria prevede ulteriori squilibri nell'attività industriale

Ma non è certo solo il comparto cartario a soffrire. Secondo l'indagine rapida del Centro Studi Confindustria, la produzione industriale italiana dovrebbe essere calata anche a febbraio (-0,3%) dopo il tonfo di gennaio (-0,8%), anche se la stima è prudente e tiene in considerazione “solo in minima parte gli effetti dello scontro tra Russia e Ucraina, che sta accrescendo le difficoltà di approvvigionamento delle imprese e spingendo ancora più in alto i prezzi di materie prime ed energia”.

In attesa di capire l’evoluzione della guerra in Ucraina, lo scenario per i prossimi mesi resta pessimista. Secondo Confindustria, gli effetti della crisi “contribuiranno a generare ulteriori squilibri nell’attività industriale dei prossimi mesi peggiorando la scarsità di alcune commodity, rendendo più duraturi gli aumenti dei loro prezzi, oltre ad accrescere l’incertezza rischiando di compromettere così l’evoluzione del Pil nel 2022”.

Quelle preziose edicole

07 Marzo 2022

Nuova veste grafica per il numero di marzo (il 340!) di CASENTINO2000, mensile locale dell’omonima vallata in provincia di Arezzo, che tra i vari articoli dell’edizione di primavera ne ha dedicato uno, molto ampio e molto bello, alle edicole, “validi presidi del territorio dei nostri centri storici” che “da sempre rappresentano la crescita intellettuale del nostro Paese” ma che “oggi sono messe a dura prova…”.
Ci permettiamo di riportare alcuni stralci dell’articolo, realizzato anche con l’importante contributo di Giancarlo Gori, Presidente provinciale SNAG di Arezzo.

QUELLE PREZIOSE EDICOLE

“Come sappiamo la società è in continua evoluzione e i cambiamenti degli usi e costumi negli ultimi anni hanno avuto un’accelerazione, dovuta al progresso tecnologico, che non era immaginabile, così ci ha colto di sorpresa e spesso non siamo riusciti a gestirla. In questo modo rischiamo di perdere delle realtà importanti e fondamentali e questo, assurdamente, invece di proiettarci in un futuro migliore, rischia di farci regredire dal punto di vista sociale e culturale.

Abbiamo già affrontato in queste pagine come il cambiamento dei consumi e delle reti di distribuzione, con la conseguente difficoltà dei negozi di vicinato, rischi di far morire i nostri centri storici che rappresentano il made in Italy più autentico con ripercussioni negative sul turismo.

Questa volta vogliamo parlare della crisi di un settore che, oltre ad essere uno dei più validi presidi del territorio dei nostri centri storici, è anche un presidio culturale che da sempre rappresenta la crescita intellettuale del nostro paese, contribuendo a formare una popolazione più matura e dotata di più senso critico, tanto più oggi che, grazie al web, siamo invasi da un numero esagerato di informazioni, delle quali è sempre più difficile conoscere la fonte e l’attendibilità e che rischiano veramente di farci perdere la bussola, creando, di fatto, un nuovo tipo di ignoranza, che ci rende meno liberi nelle nostre scelte. Il settore in oggetto è quello delle edicole che ha avuto, negli ultimi anni, una contrazione dovuta principalmente alla diminuzione delle vendite dei quotidiani.

Oggi le notizie ci arrivano in tempo reale attraverso i canali digitali h24, ma se ci fermiamo qui, oltre a dimenticare di verificarne l’attendibilità, come già detto, ci viene a mancare la riflessione e il commento su quelle notizie, che erano propri della carta stampata, con gli articoli delle grandi firme del nostro giornalismo che contribuivano in questo modo alla maturazione e formazione di una società migliore e le edicole erano e sono il mezzo attraverso il quale ci arriva questo fondamentale servizio, quindi un vero e proprio presidio culturale.

(….)

Il nostro edicolante di Poppi, Giancarlo Gori (nella foto in alto), che riveste la carica di Presidente provinciale SNAG (Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai), un autorità del settore, mi conferma i problemi che devono affrontare i titolari delle edicole che, di fronte alle tante ore di lavoro e presidio del territorio, spesso 7 giorni su 7, hanno visto ridursi significativamente i propri fatturati e il relativo reddito, insieme alla difficoltà di vendere l’attività al raggiungimento della pensione, perdendo così, spesso, quella che era la loro liquidazione.

Giancarlo continua nella nostra amichevole chiacchierata a darmi dei dati, a descrivermi la situazione e ad indicarmi possibili soluzioni che riporto di seguito. A livello nazionale le edicole sono passate da 42000 a circa 20000 ed in Casentino negli ultimi 3-4 anni abbiamo perso 8 punti vendita, passando da 23 edicole a 15, alcuni paesi dell’alto Casentino rischiano di rimanere senza il loro giornalaio.

Per tamponare questa emorragia nel 2021 si è aperto un tavolo di trattativa col Governo e tutti i componenti della filiera, editori, rappresentanti sindacali, distributori, pubblicitari, per usufruire al meglio del recovery plan e ristrutturare il settore. Sempre nel 2020-2021 si ottiene due crediti d’imposta e due bonus una tantum per le edicole. Da ricordare anche l’accordo con l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) per stampare e distribuire in edicola certificati comunali.

Sempre Giancarlo mi fa notare come tutto questo abbia senz’altro aiutato il settore, ma da solo non basta per ottenere un’inversione di tendenza, la soluzione sta nel riportare i giovani in edicola per far loro riscoprire il piacere di leggere un quotidiano e assaporare le notizie in modo più lento, ma più completo, solo domandandoci il perché le cose accadono e analizzando i vari punti di vista, si può veramente entrare nella notizia e farsi una propria opinione. Questo ambizioso obbiettivo secondo lui si può ottenere solo riportando i giovani in editoria, in una rivoluzione che in questo caso partirebbe dall’alto per creare prodotti editoriali adatti ai giovani stessi.

Tornando al nostro Casentino, dove sempre più spesso si parla di puntare al turismo, per ottenere uno sviluppo economico sostenibile, Gori sottolinea come nella nostra vallata manchino uffici turistici e d’informazione e come questa funzione potrebbe benissimo essere svolta dalle edicole per la loro presenza ancora capillare nel territorio e aperte tutti i giorni dalla mattina alla sera. Lui stesso come presidente SNAG aveva anche proposto all’ente Parco, sempre in riferimento alla promozione turistica, di poter distribuire in edicola i certificati per la raccolta di funghi e castagne e di aver ricevuto risposta negativa perché il nostro Parco Nazionale Delle Foreste Casentinesi aveva già un accordo con le Poste, ora tutti sappiamo quali sono gli orari di apertura delle Poste e quanto tempo richieda anche fare un semplice bollettino.

Per concludere, vediamo quanto sia importante salvare queste realtà territoriali, quanto sia già stato fatto nella giusta direzione, soprattutto nel sensibilizzare l’aiuto delle pubbliche amministrazioni e quanto ci sia ancora da fare, non sia mai detto che un giorno si debba rimpiangere di non aver fatto tutto il possibile per salvaguardare l’aspetto culturale dei nostri luoghi, ringrazio Giancarlo Gori per la sua competenza e disponibilità, persone come lui contribuiscono a valorizzare il nostro territorio”.

COMUNICATO STAMPA - Bonus connettività: un trampolino verso l'edicola digitale

04 Marzo 2022

Da inizio marzo le edicole possono richiedere il bonus per la connettività internet. Il Presidente SNAG, Andrea Innocenti, afferma in merito: “l’acquisizione di una connessione veloce può essere il primo passo verso una edicola digitale. Mi auguro che tantissime edicole possano fruire dei voucher messi a disposizione dal Governo per dotarsi di una connessione ultra veloce o migliorare la connessione già disponibile”.

“E’ necessario – ha continuato – supportare lo sviluppo, la modernizzazione e l’informatizzazione della rete di vendita della stampa anche attraverso i fondi del PNRR. Certamente una connessione ultraveloce in edicola è un fattore abilitante irrinunciabile. Mi sembra un primo ma essenziale passo nella giusta direzione. Come SNAG non possiamo che ringraziare il Governo per il supporto alla digitalizzazione delle micro-imprese che compongono la rete di vendita della stampa”.

Più risorse per l’Editoria. Ma il sostegno deve essere mirato

01 Marzo 2022

Anche l’Ordine dei Giornalisti si unisce agli Editori nel chiedere al Governo maggiori risorse da destinare al sostegno dell’Editoria, risorse che “devono essere destinate alle imprese che innovano e che assumono e non essere finalizzate solo a sostenere strategie basate esclusivamente sulla riduzione dei posti di lavoro”, come ha precisato il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli.

Si tratta di un’importante precisazione tanto più che, come aggiunge Bartoli, “le risorse che l’Italia destina al settore sono sì insufficienti e inferiori a quelle messe in campo dagli altri Paesi europei”, come emerso da un recente studio di raffronto commissionato e presentato nei mesi scorsi dal Dipartimento per l’Editoria.

“Il futuro dell’Editoria – sostiene Bartoli – può essere assicurato solo con una radicale inversione delle politiche pubbliche di sostegno. L’esperienza di questi anni dimostra che il declino del settore non può essere contrastato solo con strategie di riduzione dei costi e con il conseguente impoverimento del prodotto. L’intervento pubblico cresca d’intensità e premi l’innovazione e il coraggio di chi rischia scommettendo sul futuro”.

La vera sfida degli Editori: dare valore economico alla centralità dell'informazione

Per gli editori sono tempi sempre più difficili, aggravati dal recente rialzo del prezzo della carta e dell’energia, in un contesto macroeconomico e geopolitico che si sta velocemente deteriorando sotto il peso di un’impensabile guerra che si combatte in Europa tra Russia e Ucraina. E, come sappiamo bene, quando l’economia rallenta, gli investimenti pubblicitari sono una delle prime voci di spesa a cui si rinuncia.

Risollevare le sorti dell’Editoria si preannuncia come una sfida di grande complessità. Illuminante, a tal riguardo, è un recente editoriale di Walter Veltroni su Prima Comunicazione, che sintetizza con acutezza la situazione di impasse che sta vivendo l'Editoria: “Un’industria che vede crescere il suo peso specifico nelle vite di ciascuno può percepire la sua influenza nella costruzione del linguaggio comune, eppure rimane testimone della costante regressione della sua capacità di abbinare a questa centralità di consumo la capacità di monetizzare, di dare un valore economico alla sua rilevanza sociale e politica”.

Non esiste una ricetta universale

Insomma, l’Editoria sta assumendo un’importanza sempre più strategica come fonte di informazione attendibile, contrasto alle fake news, baluardo di democrazia e di pluralità di voci. Allo stesso tempo, però, non è riuscita a trovare un modello di business che le consenta di crescere e di affermarsi.
“Bisogna produrre contenuti e contenitori capaci di rinnovare continuamente il rapporto con il lettore in un’arena iper affollata, dove le relazioni di fedeltà non sono mai garantite”, osserva Veltroni. Ma, soprattutto, aggiunge, “non esiste una formula universale per costruire un modello di business sostenibile per le notizie o per l’intrattenimento. Ciò che funziona per una comunità di lettori potrebbe non funzionare per un’altra, ciò che funziona ora potrebbe non funzionare in futuro, il miglior contenuto potrebbe essere reso vano da un pessimo involucro digitale”.

Nuovo modello di business cercasi anche per le edicole

Una sfida complessa, quella della rinascita dell’Editoria, a cui la rete delle rivendite di giornali guarda con attenzione e disincanto. La carta stampata resta il core business delle edicole, ma è chiaro che questo non può più ritenersi sufficiente per la loro sopravvivenza. Anche le edicole, dunque, sono alla ricerca di un nuovo modello di business che passa obbligatoriamente da un ampliamento della gamma di servizi e prodotti disponibili. Con un’accortezza: come per l’Editoria, non esiste una ricetta universale. E quello che potrebbe funzionare in una zona o in una piazza potrebbe non essere adeguato in altro quartiere o in un’altra località.

Si aggrava crisi Editoria. FIEG chiede ulteriori interventi di sostegno

24 Febbraio 2022

La FIEG esprime preoccupazione “per il permanere della crisi” del settore editoriale, “ulteriormente aggravata dall’incremento del prezzo della carta e dell’energia, per alcune voci più che raddoppiate, e da un andamento del mercato pubblicitario che stenta a recuperare il crollo registrato a seguito della crisi pandemica”.

Al termine del Consiglio Generale che si è riunito il 23 febbraio, in una nota gli editori chiedono un rafforzamento degli interventi di sostegno al settore e di accelerarne l’attuazione. In particolare, “sottolineano la necessità di ulteriori risorse, considerato che quelle stanziate saranno erose dai costi crescenti di carta ed energia”.

Gli editori prendono “atto con soddisfazione degli interventi già previsti per il settore dal Governo e dal Parlamento, nel confermare il loro impegno a garantire ai cittadini una informazione responsabile e corretta, svolgendo così un importante servizio di interesse pubblico”, ma allo stesso tempo “auspicano il rafforzamento delle misure di sostegno pubblico e la loro rapida attuazione”.

Il motivo è evidente: “in questa situazione di grave aumento dei costi di produzione, gli editori rilevano la difficoltà di mantenere i programmati investimenti per la transizione e lo sviluppo digitale e per la produzione d’informazione di qualità con le professionalità adatte”.

Pertanto “sottolineano la necessità di ulteriori risorse, considerato che quelle stanziate saranno erose dai costi crescenti di carta ed energia”.


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