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Mollicone (FDI): “sosteniamo l’edicola che sa rinnovarsi”

19 Settembre 2022

A pochi giorni dalle elezioni, Fratelli d’Italia conferma il suo essere in prima linea per l’editoria e coglie l’appello che il settore ha lanciato alle forze politiche e al prossimo Governo sull’urgenza di interventi per rilanciare la filiera dell’informazione.

L’occasione è arrivata dalla conferenza stampa odierna per presentare il programma di Fratelli d’Italia sulla Cultura: “Cultura e Bellezza, il nostro Rinascimento”, un piano articolato che abbraccia il mondo dell’arte, dello spettacolo, della musica, dell’audiovisivo ecc… proponendo misure innovative e di snellimento burocratico oltre che di incentivazione alla fruizione della cultura suggerendo, tra l’altro, detrazioni delle spese culturali e abbassamento dell’IVA al 4% per i prodotti culturali.

Durante la conferenza, il responsabile per la Cultura e l’Innovazione del partito, l’Onorevole Federico Mollicone (foto in alto), ha parlato anche di editoria e della necessità di dedicare maggiori risorse al settore, tanto più in un periodo in cui le imprese editoriali soffrono per l’aumento dei costi energetici e della carta. Anche in questo caso Mollicone auspica un cambio di rotta rispetto al passato ricordando che “nel PNRR sono state dedicate solo quattro righe alla transizione digitale dell’editoria”.

E "bisogna ripensare - secondo Mollicone - anche alla distribuzione della stampa. In primo luogo bisogna ripensare le edicole salvandole dalla chiusura e bisogna aiutarle a diventare centri polifunzionali e culturali a disposizione della comunità. Noi abbiamo sempre sostenuto le edicole ma introducendo una visione innovativa, chiedendo all’edicola di fare un ripensamento culturale diventando un luogo dove si possa andare per più motivi”.

Programma FDI su rilancio editoria e edicole

Le parole di Mollicone rispecchiano il programma di FDI nel capitolo dedicato al rilancio dell’editoria. “Il settore editoriale – si legge – vive una crisi strutturale, generata da profonde trasformazioni tecnologiche e di mercato, di cui la transizione digitale è l’aspetto più evidente. La tutela di questo settore è fondamentale per le ricadute economiche e sociali, ma anche perché rappresenta il cardine del pluralismo democratico nel mondo della comunicazione. Per questo proponiamo una revisione del PNRR per includere negli aiuti anche il settore editoriale, a fronte del caro energia e del caro materiali”.

Per FDI il rilancio dell’editoria passa anche dalle edicole che rappresentano un “capitolo essenziale” in quanto svolgono un ruolo di “fondamentale salvaguardia del diritto dei cittadini a un’informazione libera e corretta, nonché importante presidio a tutela del pluralismo informativo”.

“La pandemia – si legge al riguardo nel programma di FDI – ha colpito duramente le edicole italiane, rendendo necessaria una pluralità di interventi”. Si parla nello specifico di “riconoscimento normativo delle edicole come servizi di interesse generale”, “resa strutturale del Tax credit edicole riservato agli esercenti dei punti di vendita esclusivi, già fissato per il 2022, nei limiti di 4mila euro, includendo in via residuale i punti vendita non esclusivi, ampliando inoltre le spese ammesse e istituendo meccanismi premiali” e “l’inserimento di incentivi all’informatizzazione e modernizzazione di questi esercizi, nonché sostegni a chi offre servizi aggiuntivi e sostegni alle nuove aperture, soprattutto al Sud, con un’attenzione speciale alle edicole che operano sul suolo pubblico”.

Apprezzamento da Mollicone per appello SNAG alle forze politiche

“Bene l'appello della SNAG. Lo raccogliamo e segnaliamo che il sostegno alla rete di vendita delle edicole, come sistema di presidio dell'informazione, è già parte integrante del nostro programma”, ha affermato sabato scorso Mollicone in una nota.

“La Rete di vendita delle edicole è fondamentale per la salvaguardia del diritto dei cittadini a un'informazione libera e corretta, nonché importante presidio a tutela del pluralismo informativo. La pandemia – ricorda il responsabile cultura di FDI – ha colpito duramente le edicole italiane, rendendo necessaria una pluralità di interventi come il riconoscimento normativo delle edicole come servizi di interesse generale; va reso strutturale il Tax credit edicole riservato agli esercenti dei punti di vendita esclusivi, già fissato per il 2022, nei limiti di 4mila euro, includendo in via residuale i punti vendita non esclusivi, ampliando inoltre le spese ammesse e istituendo meccanismi premiali; inserimento di incentivi all'informatizzazione e modernizzazione di questi esercizi, nonché sostegni a chi offre servizi aggiuntivi e sostegni alle nuove aperture, soprattutto al Sud, con un'attenzione speciale alle edicole che operano sul suolo pubblico”.

Le risorse ci sono, assicura Mollicone: “sono risorse esistenti, come da nostri emendamenti, che hanno sempre ricevuto il vaglio di ammissibilità per la copertura economica".

Rilanciare l’editoria: l’appello del settore al prossimo Governo

19 Settembre 2022

A pochi giorni dalle elezioni del 25 settembre, si intensificano gli appelli al mondo politico provenienti dal settore dell’editoria. L’aumento del costo della carta e quello dell’energia sta aggravando la situazione di crisi strutturale che oramai da anni caratterizza il settore dell’informazione coinvolgendo anche le edicole, che rappresentano un anello fondamentale della filiera della carta stampata. Nel frattempo il settore resta in attesa di quella riforma di filiera che i tre Governi che si sono succeduti negli ultimi tre anni hanno promesso e non hanno avuto il tempo di portare a termine.

Difficile, inoltre, capire cosa aspettarsi dal futuro visto che di editoria, e di come rilanciarla, se ne parla molto poco nei programmi politici dei vari schieramenti. A distinguersi per una particolare attenzione verso il settore è Fratelli d’Italia, che sostiene la necessità di un potenziamento dei fondi destinati all’editoria attraverso il PNRR, necessità peraltro giustificata dai rincari dell’energia e del prezzo della carta. Nel programma del partito di Giorgia Meloni si parla anche di edicole e della necessità di dare un riconoscimento normativo alle rivendite come servizi di interesse generale.

FIEG chiede più attenzione per i giornali, cartacei e online

In una nota dello scorso 9 settembre la FIEG lamenta l’esclusione dei giornali (cartacei e online) dalle ultime due campagne di comunicazione promosse dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, rispettivamente quella sul PNRR e quella sul risparmio energetico. Per tali campagne sono state infatti programmate uscite solo “su tv, canali social e radio”.

Da qui la richiesta degli editori di un ripensamento: “La FIEG, nel ribadire che nelle edicole, sul web e con le app, le pubblicazioni degli editori costituiscono un prezioso strumento di informazione qualificata, verificata ed attendibile, auspica una rivalutazione delle campagne che preveda l’utilizzo dei giornali, cartacei e online”.

Inoltre, in vista delle imminenti elezioni politiche, la FIEG ha anche promosso una campagna di comunicazione per ricordare che “L’esercizio del diritto di voto è un dovere civico” e per invitare gli italiani a scegliere “l’informazione qualificata, verificata e attendibile” che è quella disponibile “in edicola, sul web, da app”, rimarcando ancora una volta il ruolo determinante della stampa nel garantire un’informazione attendibile e pluralista.

FNSI preoccupata per l’“emergenza informazione”. Serve una legge di settore

“C'è in Italia un'emergenza informazione. Che non è soltanto emergenza occupazionale, ma anche e soprattutto emergenza democratica. Senza un'informazione di qualità, infatti, il rischio di tenuta delle istituzioni della democrazia liberale è altissimo”, avverte la FNSI sul proprio sito web lamentando che “da tempo la politica ha voltato le spalle all'informazione” e che le problematiche del settore sono completamente assenti dalla campagna elettorale in corso.

“Non stiamo chiedendo finanziamenti a pioggia, non stiamo chiedendo che ci vengano riconosciute particolari guarentigie, bensì una legge con cui il settore venga accompagnato in questa fase di transizione, in questo caso al digitale, esattamente come vengono accompagnate in questo Paese tutte le fasi di trasformazione industriale”, ha sottolineato il segretario generale Raffaele Lorusso a Firenze, nel corso dell’assemblea organizzata dall’Assostampa Toscana lo scorso 15 settembre.

Nel corso di una conferenza stampa organizzata la settimana scorsa da FNSI, insieme a Ordine dei Giornalisti, Inpgi e Casagit, per sensibilizzare il prossimo Governo e il prossimo Parlamento sulla crisi dell’editoria, è stato sottolineato l’importante ruolo dei giornalisti e della stampa professionale quale unico baluardo alla disinformazione e alla proliferazione di fake news, oltre che come unica garanzia del pluralismo dell’informazione.

SNAG indica 10 proposte per la salvaguardia delle edicole

Anche SNAG invita il prossimo Governo ad intervenire per preservare le 25.000 edicole ancora attive in Italia, che nel complesso occupano una forza lavoro di oltre 50.000 addetti. La rilevanza del settore non risiede solo nei numeri ma riguarda soprattutto il ruolo svolto dalle rivendite quale presidio per un’informazione di qualità e pluralista e quale presidio sociale e culturale sul territorio. Senza dimenticare che la rete delle edicole fornisce l’80% dei ricavi degli editori ed è quindi determinante per la tenuta della filiera.

A tal fine, SNAG sottopone alle forze politiche un Manifesto contenente 10 proposte specifiche a partire dal riconoscimento della rete di vendita come un servizio di interesse generale (1) e dalla conferma del tax credit edicole rafforzato dall’introduzione di criteri premiali (2). Sostiene inoltre la necessità di un voucher tecnologia dedicato alle edicole (3) e un bonus forfettario per le edicole che offrono servizi innovativi ai clienti o garantiscono elevati livelli di servizio (4).

Considerando che in Italia ci sono oltre 2.000 Comuni privi di un’edicola e 2.500 a rischio desertificazione, SNAG sollecita un bonus nuova edicola con incentivi per chi apre una nuova edicola o ne rileva una esistente (5). Per promuovere la sostenibilità economica dei punti vendita, viene chiesta l’eliminazione delle commissioni POS per chi acquista prodotti quotidiani o periodici (6) e procedure di rinnovo semplificate per le edicole su suolo pubblico con canoni ridotti e commisurati ai ricavi di vendita (7). In aggiunta, SNAG auspica un sostegno da parte del Governo a quei Comuni che, implementando il nuovo protocollo ANCI, eliminano i canoni unici per i chioschi o valorizzano il ruolo delle edicole con servizi aggiuntivi a favore dei cittadini (8).

Per finire, la richiesta dell’adozione delle Conferenze Unificate per ampliare la gamma di beni e servizi che le edicole, anche sul suolo pubblico, possono proporre alla clientela (9) e quella di maggiore equità nei rapporti distributivi e nella vendita alla stampa attraverso il contrasto agli abusi di posizioni dominanti da parte della distribuzione locale. Non poteva inoltre mancare un appello al sostegno della lettura con la necessità in particolare di avvicinare i giovani alle edicole (10).

Le quattro proposte dell’AIE per salvare l’editoria libraria

Si sono mossi anche gli editori dell’AIE (Associazione Italiana Editori), che in questi giorni hanno presentato un appello alle forze politiche per il rilancio di un comparto che vede impegnate 5.200 case editrici, quasi altrettante librerie e oltre 70.000 addetti lungo tutta la filiera del libro.

Nel loro manifesto gli editori dell’AIE chiedono per prima cosa un intervento immediato per affrontare l’emergenza carta. Auspicano poi l’attesa riforma di sistema con incentivi all’innovazione e all’internazionalizzazione per ridare modernità al mondo del libro. Al terzo punto mettono la lotta alla pirateria e la legge sul diritto d’autore, chiedendo più tutele. Infine, ritengono indispensabile coinvolgere in maniera più forte i giovani nell’acquisto dei libri.

Le quattro proposte sono state condivise anche da Confindustria Cultura, che chiede ai partiti che guideranno la prossima legislatura interventi per sostenere un settore importante per l’economia e che abbraccia libri, produzioni cinematografiche, musei e musica. Le richieste riguardano la valorizzazione del settore, la stabilizzazione delle norme e delle leggi di sistema per ogni singolo comparto, il sostegno al consumo culturale e, per finire, una maggiore incisività nella lotta alla pirateria e nella tutela del diritto d'autore.

Luglio negativo per la pubblicità su quotidiani e periodici

16 Settembre 2022

Male a luglio la pubblicità sulla carta stampata. Secondo i dati comunicati da Nielsen, gli investimenti pubblicitari sui Quotidiani hanno registrato una contrazione del 15,8% rispetto all’analogo periodo 2021 mentre la raccolta sui Periodici ha evidenziato un calo addirittura del 26%.

I dati di luglio annullano i buoni risultati registrati nei primi sei mesi dell’anno e mandano in rosso il bilancio da inizio anno. Nel periodo gennaio-luglio i Quotidiani evidenziano nel complesso un calo del 3,3% rispetto all’analogo periodo 2021 mentre per i Periodici la flessione è stata del 2,1%.

In generale luglio è stato un mese negativo per la raccolta pubblicitaria, che ha evidenziato una contrazione del 10,7% rispetto a un anno prima portando a meno 1,3% la raccolta pubblicitaria dei primi sette mesi.

Su tutti questi dati, fa però notare Nielsen, pesa il confronto con l'estate degli Europei di calcio vinti dall'Italia. “L’11 luglio 2021 terminava la cavalcata vittoriosa degli Azzurri all’Europeo di Calcio che chiudeva due mesi di grande crescita anche sulla industry della comunicazione”, dichiara Alberto Dal Sasso, Ad Intel Mediterranean Cluster Leader di Nielsen sottolineando però che la performance del mese di luglio, "se confrontata con il periodo omologo legato agli ultimi mondiali in Russia (sembra oggi un paradosso), è positiva con un progresso del 2,3%”.

Il futuro resta un’incognita. “Andiamo verso un autunno complicato, l’attesa delle elezioni non ha mai favorito la spinta sulla comunicazione pubblicitaria e questa è storia, d’altro lato abbiamo un evento che potrà agire da traino e anche questa è storia, in un periodo interessante per le audience, gli streaming e dunque per le aziende che comunicano”. afferma Dal Sasso.

Tornando ai singoli mezzi d’informazione, a luglio la Tv ha fatto anche peggio rispetto ai Quotidiani, evidenziando una contrazione del 21,4% degli investimenti (meno 8,9% nel periodo gennaio-luglio 2022).

In crescita invece la Radio: più 6,7% a luglio e più 4% nei primi sette mesi dell’anno. Positiva anche la raccolta web: più 3,4% nel periodo gennaio-luglio. Bene pure l’Out of home con un più 80% nel periodo gennaio-luglio 2022 e la Go TV con un più 50,2%. In ripresa il Direct mail (più 0,7%) e gli investimenti pubblicitari sul mezzo Cinema.

A luglio risalgono le vendite di quotidiani in edicola

12 Settembre 2022

Luglio è stato un mese positivo per le vendite di quotidiani cartacei in edicola, che per la prima volta da molto tempo appaiono in netta e diffusa crescita rispetto al mese precedente interrompendo il lungo trend di contrazioni. Come emerge dai dati raccolti da ADS – Accertamenti Diffusione Stampa, la quasi totalità delle testate ha registrato un incremento delle copie vendute con l’eccezione, per rimanere tra i quotidiani nazionali, di Italia Oggi e Avvenire.

È probabile che di fronte alla crisi di Governo e alle dimissioni del premier Mario Draghi, avvenute il 21 luglio e seguite dall’annuncio di elezioni anticipate, gli italiani abbiano cercato sui media cartacei un’informazione più attendibile per approfondire gli sviluppi sul fronte politico interno. A favorire un aumento delle vendite potrebbe essere stato anche il periodo vacanziero, che ha concesso più tempo da dedicare alla lettura dei quotidiani sotto l’ombrellone.

Se il raffronto con il mese di giugno 2022 risulta positivo, quello con il dato di luglio 2021 rimane invece fortemente negativo e ci ricorda che la crisi dell’editoria cartacea dura da lungo tempo e che, nonostante il rimbalzo di un mese, resta assai difficile recuperare le perdite in termini di vendite registrate nell’ultimo anno.

Repubblica recupera il 10% e torna sopra le 91.000 copie

Con riferimento ai due maggiori quotidiani generalisti, si segnala il balzo mensile del 5,4% del Corriere della Sera, che passa dalle 146.883 copie di giugno alle 154.861 di luglio. Risale la china anche la Repubblica. Dopo svariati ribassi che hanno portato le vendite ben sotto le 100.000 copie, l’ammiraglia del gruppo GEDI torna a vedere il sereno. A luglio le copie vendute in edicola sono ammontate a 91.516, il 10,2% in più rispetto alle 83.002 del mese precedente. Il raffronto con il luglio 2021 resta invece ampiamente negativo con una flessione del 18% per La Repubblica e del 6,1% per Il Corriere della Sera.

Anche La Stampa, altra testata del gruppo GEDI, archivia luglio con un aumento del 4,3% delle copie vendute, passate dalle 66.331 unità di giugno alle 69.186 unità. Resta però da recuperare un calo del 5,4% rispetto alle 73.176 copie di un anno prima.

Segno positivo a luglio anche per il Messaggero: più 4,8% con 49.330 copie vendute (erano 47.037 a giugno) e contro le 53.745 copie di un anno prima. Passando alle tre testate del gruppo QN; si segnala l’avanzata delle vendite del 4,7% per La Nazione con 42.581 copie (da 40.646 di giugno e 47.611 di luglio 2021), l’aumento del 2,53% per Il Resto del Carlino con 63.832 copie (rispettivamente da 62.252 di giugno e 69.908 di luglio 2021) mentre restano stazionarie le vendite de Il Giorno a 18.282 copie (erano 20.551 un anno prima).

Incremento a doppia cifra per Libero e Il Fatto Quotidiano

Tutti segni positivi, a luglio, anche per i quotidiani schierati politicamente. In particolare, si fa notare il balzo dell’11% per Il Fatto Quotidiano, che a luglio si porta a 25.755 copie vendute rispetto alle 23.201 di giugno, contro però le 26.852 di un anno prima. Piccolo salto in avanti anche per Il Manifesto, che con 6.211 copie aumenta le vendite in edicola del 2,3% rispetto al mese precedente avvicinandosi alle 6.741 copie di un anno fa.

Torna a correre La Verità, che mette a segno un aumento del 6,4% rispetto a giugno arrivando a veicolare nelle edicole 27.241 copie. Il quotidiano diretto e fondato da Maurizio Belpietro si conferma l’unico con un bilancio positivo rispetto a un anno prima: più 14% rispetto alle 23.856 copie di luglio 2021.

Spicca il volo Libero, che guadagna oltre 2.700 copie in edicola passando dalle 18.002 di giugno alle 20.712 di luglio e mettendo a segno un aumento mensile del 15%. Rispetto ad un anno prima, quando le vendite erano di 22.380 copie, occorre quindi recuperare altre 1.668 copie. Balzo modesto appena sotto il 2% per Il Giornale, che risale a 29.924 copie, ben al di sotto delle 36.112 copie del luglio 2021 (meno 17,1%).

Boom per gli sportivi. Contrastati gli economici. Bene la stampa locale

Tra i quotidiani sportivi, La Gazzetta dello Sport consolida il suo primato di testata più letta del settore sfiorando a luglio le 95.000 copie vendute in edicola, in aumento del 3,4% rispetto alle 91.758 copie di giugno e avvicinandosi alle 103.000 del luglio 2021. Piccolo boom di vendite anche i due concorrenti sportivi, Corriere dello Sport e Tuttosport, che mettono a segno rispettivamente un balzo in avanti del 14,6% e del 17% rispetto a giugno portandosi a 42.486 copie il primo e 27.092 copie il secondo, riducendo entrambi le distanze dai livelli di un anno fa di 46.617 e 28.502 copie.

Andamento contrastato per i quotidiani economici. Il Sole 24 Ore recupera posizioni e aumenta le vendite del 6% su base mensile passando da 23.950 a 25.424 copie a luglio. Il distacco rispetto a un anno fa, quando le copie in edicola erano 31.586, resta ancora ampio. Perde invece colpi Italia Oggi che scende a 6.465 copie con una flessione del 16,2%. Un anno fa le vendite in edicola erano pari erano di quasi 8.000 copie.

Bene anche il settore della stampa locale con una netta prevalenza di testate che a luglio hanno aumentato le copie vendute in edicola rispetto al mese precedente, a conferma di un crescente interesse anche per le notizie legate al territorio.

Vendite quotidiani cartacei: crescono solo gli sportivi

07 Settembre 2022

Nei primi tre mesi del 2022 le vendite di quotidiani (cartacei digitali) sono diminuite dell’8,5% rispetto all’analogo trimestre di un anno prima e del 31,6% rispetto all’analogo trimestre del 2018. La fotografia scattata dall’Agcom – e racchiusa nei dati dell’Osservatorio sulle Comunicazioni relativi al primo trimestre dell’anno – non lasciano intravedere spiragli di luce per il settore dell’editoria e nemmeno per le edicole, che restano il principale strumento di diffusione dell’informazione cartacea.

In attesa di capire quali aiuti metterà in campo il futuro Governo, non resta che prendere atto delle cifre impietose di una crisi strutturale che si trascina ormai da oltre un decennio. Basta considerare che nel corso del primo trimestre 2022, in media, giornalmente, sono state vendute 1,61 milioni di copie di quotidiani. Nello stesso periodo di un anno fa le copie erano state 1,75 milioni, erano 1,94 milioni nel 2020, 2,15 milioni nel 2019 e 2,35 milioni nel 2018.

La stampa locale arretra più di quella nazionale

La flessione delle vendite di quotidiani è generalizzata ma dai dati del primo trimestre 2022 emerge una nuova preoccupante tendenza. A differenza di quanto accaduto negli ultimi anni, le testate locali hanno registrato una flessione delle vendite giornaliere superiore a quella delle testate nazionali. Anzi, hanno registrato addirittura una flessione doppia: meno 11% per le copie locali e meno 5,6% per le copie nazionali rispetto all’analogo periodo 2021.

Più nel dettaglio, dai dati dell’Agcom emerge che le TOP 5 testate nazionali generaliste (in ordine alfabetico: L’Avvenire, Il Corriere della Sera, Il Messaggero, La Repubblica, La Stampa) hanno venduto una media di 448.000 copie cartacee giornaliere nei primi tre mesi del 2022: meno 9,2% rispetto all’analogo periodo del 2021 (in linea con la media del periodo) e meno 34,7% rispetto all’analogo periodo 2018.

Le TOP 10 testate locali (in ordine alfabetico: L’Arena, Dolomiten, L’Eco di Bergamo, Il Gazzettino, Il Giornale di Brescia, Il Messaggero Veneto, La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Tirreno, L’Unione Sarda) hanno invece visto una media di vendite giornaliere pari a 310.000 copie cartacee, con un calo del 10,6% rispetto al 2021 e del 28,4% rispetto al 2018.

Le testate locali appaiono ancora più in difficoltà quando si prende in esame la vendita di copie digitali: nei primi tre mesi dell’anno le TOP 5 testate nazionali generaliste hanno venduto una media di 89.000 copie digitali giornaliere, con una modesta flessione dell’1,1% rispetto all’analogo periodo del 2021 mentre le TOP 10 testate locali hanno registrato una media di vendite giornaliere pari a 25.000 copie digitali, con un calo del 5,1% rispetto al 2021. Rispetto al 2018, invece, la variazione appare positiva per entrambe le tipologie di testate, con una performance più brillante per le TOP 10 testate locali (più 50,7%) rispetto alle TOP 5 testate generaliste nazionali (più 18,4%).

Perdono terreno anche le copie digitali

Il 2022 inizia all’insegna della flessione anche per quanto riguarda le vendite di copie digitali, che in ogni caso continuano a rappresentare una quota molto contenuta delle vendite complessive di quotidiani.

Nei primi tre mesi dell’anno la vendita di copie cartacee si è attestata su una media giornaliera di 1,39 milioni di unità, in calo del 9,3% rispetto al primo trimestre 2021 e del 35,5% rispetto al primo trimestre del 2018. Le copie digitali, invece, si sono attestate su una media giornaliera di 210.000 unità, evidenziando una flessione del 2,7% rispetto al 2021, a fronte però di un dato positivo di crescita del 12,7% rispetto al 2018, quando le copie vendute si aggiravano attorno alle 190.000 unità giornaliere.

Nonostante gli sforzi degli editori per incrementare le copie digitali, il quotidiano online non riesce a decollare e continua a restare ai margini, sia delle scelte dei lettori sia nei conti economici delle società editrici. Appare evidente che le politiche di prezzo aggressive adottate per spingere gli abbonamenti digitali, con promozioni al limite della svendita, sembrano non essere di alcun aiuto.

Secondo l’Agcom, inoltre, “appare opportuno osservare come la distribuzione delle vendite di copie digitali appaia maggiormente concentrata rispetto a quella cartacea: le prime cinque testate del segmento digitale rappresentano poco meno del 60% delle copie complessivamente vendute nel primo trimestre del 2022, mentre il corrispondente valore per la versione cartacea quasi si dimezza (34,4%)”.

In crescita solo gli sportivi

In un mercato editoriale caratterizzato da un calo generalizzato nelle vendite di quotidiani sia cartacei che digitali, sia nazionali che locali, si salvano unicamente le testate sportive. Nel complesso, le vendite di copie cartacee di Gazzetta dello Sport, Corriere dello Sport e Tuttosport hanno evidenziato nei primi tre mesi dell’anno un incremento del 7,1% rispetto all’analogo periodo 2021. Il bilancio rispetto al 2018 resta invece fortemente negativo (meno 44,8%) considerando le forti flessioni delle vendite registrate durante la pandemia quando anche lo sport aveva dovuto prendersi una pausa.

Si segnala inoltre la flessione a doppia cifra per i quotidiani economici: Il Sole 24 Ore e Italia Oggi vedono nel complesso un calo delle vendite di copie cartacee dell’11,5% (sopra la media del periodo) rispetto a un anno prima. Rispetto al 2018 la flessione delle vendite per gli economici arriva quasi al 50%: allora la media giornaliera era di 103.000 copie, mentre nei primi tre mesi del 2022 si è scesi a 56.000.

Infine, relativamente al campione preso in considerazione da ADS, l’analisi di Agcom per operatore vede, in termini di copie complessivamente vendute da inizio anno, GEDI quale principale gruppo editoriale con una quota di mercato del 20,6%, seguito da Cairo/RCS (17,7%) e da Caltagirone Editore e Monrif Group (rispettivamente con l’8,8% e l’8,5%).

“Allarme rosso” nelle cartiere italiane

29 Agosto 2022

L’impennata del prezzo dell’energia sta penalizzando tutta l’economia ma ha un impatto particolarmente negativo sul settore delle cartiere, un comparto fortemente energivoro che in questo momento, proprio a causa dei rincari record del prezzo del gas, non è in grado di assicurare la continuità della produzione.

“In questo momento sulle imprese della carta c’è una pressione altissima, anche emotiva. Molte aziende hanno deciso di non riaprire questa settimana ma di rimandare la ripresa delle attività alla settimana prossima. E lì credo che capiremo chi degli associati è disposto a sostenere questo livello di costi”, ha spiegato il numero uno di Assocarta, Lorenzo Poli, in un’intervista rilasciata lo scorso 26 agosto al sito d’informazione formiche.net.

Fermata forzata per la produzione

Mentre il prezzo del gas ha superato la settimana scorsa la soglia psicologica dei 300 euro per kilowattora (contro i 20 euro di un anno fa e i 180 dello scorso luglio), il futuro per il settore - che è il secondo produttore di carta in Europa dopo la Germania - diventa sempre più incerto obbligando le cartiere a navigare a vista e a lanciare l'"allarme rosso".

Molte cartiere hanno infatti deciso di sospendere la produzione nel mese di agosto approfittando per fare manutenzione agli impianti e ora stanno valutando se ripartire. La domanda non manca. Anzi. Con l’e-commerce in continua crescita, la richiesta di carta per imballaggi non conosce crisi. Ma i costi da sostenere per proseguire la produzione stanno diventando insostenibili rendendo antieconomico mantenere attiva la produzione.

Mancano i contratti per i rifornimenti di energia

Il problema maggiore pare essere quello di avere i contratti dell’energia sul tavolo. In una fase di così elevata incertezza sull’approvvigionamento del gas, acuita ulteriormente dalla guerra in corso tra Russia e Ucraina, in questo momento chi fornisce energia non è in grado di proporre nuovi contratti di fornitura alle imprese e di indicare un prezzo valido per i prossimi mesi. Nemmeno un gigante dell’energia come l’Eni, scrive Il Sole 24 Ore, è in grado in questo momento di assumersi questo rischio.

Una situazione preoccupante considerato che è proprio questo il periodo in cui vengono firmati i nuovi accordi di fornitura di gas per l’anno termico 2022-2023, che parte formalmente il 1° ottobre. Una situazione che interessa non solo l’industria cartaria e che potrebbe estendersi anche ad altri settori energivori come ad esempio quello siderurgico e quello della ceramica.

Un tetto fisso al prezzo del gas potrebbe aiutare

Il settore chiede un aiuto immediato. La gravità della situazione è tale da non poter essere rimandata a dopo le elezioni del 25 settembre. Una soluzione tampone immediata potrebbe essere quella che la Sace faccia da garante per i contratti di fornitura perchè “senza contratti non si fa la carta e senza carta non si fanno gli imballaggi e non si fa informazione”, come ha detto in una recente intervista televisiva il Direttore Generale di Assocarta, Massimo Medugno.

L’auspicio è anche quello che venga accolta la proposta avanzata già in tempi non sospetti dal premier Draghi di fissare un tetto al prezzo del gas, ipotesi che in queste ore trova un'apertura anche a livello europeo.

“Come tutte le imprese, anche le cartiere hanno degli impegni commerciali da rispettare, impegni che hanno un arco temporale di mesi. Ora, con questa volatilità del prezzo, come si fa a pianificare gli investimenti e a onorare la fornitura del prodotto? Se oggi pago il gas 200, domani 300, poi 400 e magari tra due mesi 150, come posso io imprenditore portare avanti una strategia commerciale e industriale. Ho bisogno di un minimo di certezze e allora, anche in questa logica, un tetto fisso può certamente aiutare”, ha precisato a formiche.net il Presidente di Assocarta.

Riflessi negativi sul settore dell'editoria

Di fronte a una situazione così drammatica, appaiono inevitabili le ricadute sul settore della carta stampata, che da anni continua a soffrire un calo delle vendite in edicola, compensato solo in minima parte dall'aumento delle vendite di copie digitali.

Per ora gli editori sono riusciti con enormi sforzi a farsi carico dei rincari del prezzo della carta e della stampa, ma ancora per quanto potranno resistere? Già a inizio anno molte testate hanno aumentato in media di 20 centesimi il prezzo del quotidiano, che ora oscilla tra 1,60 e 1,70 euro, proprio per fronteggiare l’inatteso aumento dei costi. Dobbiamo dunque aspettarci ulteriori rincari? Difficile fare previsioni. Nell’immediato, con le elezioni politiche alle porte, sembra improbabile un ulteriore aumento del prezzo per la carta stampata. Il settore è inoltre in attesa dello sblocco del Fondo Straordinario per l’Editoria, come promesso a fine luglio dal Sottosegretario all’Editoria Giuseppe Moles.

La situazione resta però preoccupante e un intervento di rilancio del settore sembra sempre più urgente anche se dalla politica continuano a non arrivare segnali chiari e mirati. Un vuoto che lascia spazio alle previsioni nefaste di chi già intravede il costo del quotidiano a 5 euro e di chi addirittura prelude alla fine dell’informazione su carta. 

Soffrono anche le imprese del commercio: 120.000 a rischio chiusura

Anche il terziario è in forte sofferenza per i rincari della bolletta energetica. In base alle stime dell'Osservatorio energia di Confcommercio "sono ben 120 mila, all'incirca, quelle a rischio chiusura da qui ai primi sei mesi del 2023", un dato allarmante che mette in bilico "370 mila posti di lavoro”. I più esposti - spiega l'analisi di Confcommercio - sono il commercio al dettaglio (in particolare la media e grande distribuzione alimentare che a luglio ha visto quintuplicare le bollette di luce e gas), la ristorazione e gli alberghi che hanno avuto aumenti tripli rispetto a luglio 2021, i trasporti che oltre al caro carburanti ( 30-35%) si trovano ora a dover fermare i mezzi a gas metano per i rincari della materia prima.

La crisi di Governo non fermi gli interventi a sostegno dell’editoria

28 Luglio 2022

Editori e giornalisti fanno appello alle forze politiche affinché la crisi di Governo in atto non blocchi gli interventi già approvati a sostegno dell’editoria.

Con una nota diramata al termine della riunione del Consiglio generale del 27 luglio scorso, la FIEG chiede che “il Governo completi, nel disbrigo degli affari correnti, l’attività di definizione delle misure per l’utilizzo delle risorse già stanziate e disponibili del Fondo straordinario per l’editoria del 2022 e proceda nell’attuazione degli interventi di sostegno al settore già decisi da tempo (credito carta e distribuzione)”.

Inoltre gli editori sottolineano “i buoni risultati ottenuti insieme all’Anci con la campagna “Educazione alla cittadinanza” per l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole” e annunciano di voler avviare “agli inizi di settembre una campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini per la partecipazione attiva al voto, con l’invito ad informarsi sui giornali, on-line e cartacei, mezzi di informazione attendibili e di qualità”.

Una dichiarazione quest'ultima che coinvolge direttamente anche la rete delle edicole, che sono il principale canale di diffusione della carta stampata.

Anche dal sindacato dei giornalisti è arrivato un analogo appello. In un’intervista a Radio Radicale il segretario generale della FNSI, Raffaele Lorusso, ha sollecitato le forze politiche ad utilizzare i fondi già stanziati. «Credo già oggi si possa, e anzi si debba, parlare della distribuzione delle risorse stanziate con la legge di Stabilità 2022 (90 milioni per quest'anno e 140 per il 2023) e che, come da norma, avrebbero dovuto essere ripartite su tutta la filiera dell'editoria. Questo – ha dichiarato Lorusso – non è ancora avvenuto. Noi crediamo che, se ci fosse la volontà politica, anche a Camere sciolte, sarebbe sufficiente un Dpcm che potrebbe dare qualche ristoro al settore. Non risolverebbe la crisi, ma sarebbe una boccata di ossigeno».

«Riteniamo – ha aggiunto Lorusso – che, in una fase di crisi strutturale duratura, lasciare inutilizzate queste risorse sarebbe delittuoso. Nel periodo che manca alle elezioni si potrebbe adottare un provvedimento di ripartizione, sostenendo sia la transizione digitale, sia l'occupazione stabile, e prestando anche attenzione al contrasto al precariato e al lavoro povero, un'emergenza per l'intero Paese e un tratto distintivo di questo settore, con intere generazioni di giovani giornalisti condannati a una precarietà senza fine».

Anche Assocarta chiede un intervento delle forze politiche per affrontare la grave situazione in cui si trova il settore a causa dell’aumento della materia prima e dei costi energetici. “Chiediamo immediata chiarezza circa l’uso dei crediti di imposta del secondo trimestre ed auspichiamo l’estensione urgente degli stessi per la restante parte dell’anno, che si prospetta molto più complicata del secondo trimestre stesso, oltre ogni immaginazione e aspettativa imprenditoriale” ha affermato di recente Lorenzo Poli, Presidente di Assocarta.

Carta, prezzi nove volte più alti rispetto a un anno fa

22 Luglio 2022

Il costo della carta continua a crescere e “nei prossimi giorni, saranno inevitabili fermate produttive delle cartiere italiane”. È il nuovo allarme lanciato qualche giorno fa dal Presidente di Assocarta, Lorenzo Poli, preoccupato per l’incertezza legata ai costi energetici ma anche relativa a inflazione, crescita dei tassi d’interesse e calo dei consumi.

“La situazione è ancor più grave del mese di marzo, se è possibile, in cui ai picchi sono seguiti momenti di ribasso del prezzo. Ora invece, da qualche settimana, i costi crescono costantemente, senza sosta, su un livello di 180 Euro/Mwh, 9 volte di più rispetto al giugno 2021”, ha detto Poli attraverso un comunicato stampa.

Credito d'imposta e prezzo dell'energia: intervenga il Governo

Come se ciò non bastasse, la recente vicenda dell’introduzione del “de minimis” sui crediti d’imposta, aumenta l’incertezza. “Su questo punto, chiediamo immediata chiarezza circa l’uso dei crediti di imposta del secondo trimestre ed auspichiamo l’estensione urgente degli stessi per la restante parte dell’anno, che si prospetta molto più complicata del secondo trimestre stesso, oltre ogni immaginazione e aspettativa imprenditoriale” ha affermato Poli.

A questa difficoltà, come sottlinea il Presidente di Assocarta, si aggiunge quella di “definire i contratti di fornitura gas per il prossimo anno termico dato che i principali fornitori - non sapendo quanto gas arriverà dalla Russia - non si impegnano a garantire contrattualmente la consegna del gas. Purtroppo, noi industriali stiamo invece già prendendo impegni commerciali con i nostri clienti, anche nel prossimo trimestre, assumendoci di conseguenza un rischio elevato”.

L'Italia diventa il secondo produttore di carta in Europa

I prossimi mesi si prospettano dunque particolarmente complessi per l’industria cartaria italiana, reduce da un 2021 in netta crescita. Lo scorso anno il settore ha realizzato un aumento della produzione del 12,5% con un fatturato che ha raggiunto gli 8 miliardi di euro consentendo all’Italia di diventare il secondo produttore di carta in Europa e anche il secondo riciclatore.

“Nel 2021 – ha sottolineato Poli lo scorso giugno durante l’assemblea annuale di Assocarta – la produzione italiana di carte e cartoni si attesta a oltre 9,6 milioni di tonnellate (più 12,5% dopo il meno 4,1 % del 2020) che, per la prima volta, pone l’Italia al secondo posto in Europa, dopo la Germania”.

Italia seconda in Europa per riciclo della carta

Tali obiettivi economici sono stati conseguiti insieme a quelli ambientali, fanno sapere da Assocarta. Il settore usa infatti al 90% fibre vergini certificate PEFC e FSC, ed è il secondo riciclatore in Europa, dopo la Germania, avendo ridotto le emissioni di CO2 del 30% dagli anni '90.

Merito anche della sensibilità del Paese verso l'importanza del riciclo. La conferma arriva dal 27esimo rapporto Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) sulla raccolta differenziata di carta e cartone in Italia: l’anno scorso nei Comuni italiani sono stati raccolti oltre 3,6 milioni di tonnellate di imballaggi post consumo, superando per la prima volta il tetto dei 60 kg per abitante.

 

Libri: crescono le vendite in libreria, calano quelle online

21 Luglio 2022

Calano le vendite di libri (romanzi e saggi) nei primi sei mesi dell’anno, come era d’altro canto prevedibile dopo i numeri record del 2021, un anno difficilmente eguagliabile. Quello che invece non era del tutto previsto è che gli italiani hanno nettamente preferito fare acquisti nelle librerie fisiche invece che in quelle online, con queste ultime che hanno registrato una netta flessione di ordini.

Sei mesi in frenata: 3,6% di copie in meno

Secondo le nuove stime dell’AIE, l’Associazione Italiana Editori, su rilevazioni Nielsen BookScan, tra gennaio e giugno sono stati venduti 46 milioni di libri, il 3,6% in meno (pari a 1,7 milioni di copie) rispetto all’analogo periodo del 2021, che era però stato un anno eccezionale per l’editoria libraria. La pandemia ha contribuito infatti ad avvicinare gli italiani alla lettura dei libri, con ricadute molto positive sul settore. Infatti, rispetto all’analogo periodo 2019, anno pre-pandemia, anche le vendite dei primi sei mesi del 2022 continuano a mostrare un trend al rialzo, con un incremento del 14,5%.

Stessa fotografia per quanto riguarda il valore del venduto: nei primi sei mesi dell’anno la flessione è stata del 4,2% rispetto all'analogo periodo 2021 per un valore complessivo di 670 milioni di euro. Rispetto al 2019, però, il valore del venduto segna un aumento del 14,7%.

Negli ultimi tre anni il settore un visto forti oscillazioni (foto a lato) ma rispetto al 2019 il valore del venduto evidenzia un aumento dell'86%.

Da notare, inoltre, che nonostante il forte rialzo del prezzo della carta e dell’energia, gli editori sono riusciti a non ritoccare i prezzi al pubblico: il prezzo medio del venduto nei primi sei mesi dell’anno è stato pari a 14,66 euro, in calo dello 0,6% rispetto al 2021 e dell’1,1% rispetto al 2019.

Calano le vendite nelle librerie online

Nel commentare i dati dei primi sei mesi dell'anno, il presidente di AIE, Ricardo Franco Levi, ha sottolineato che il calo di copie e in valore del venduto è da imputare "alla flessione delle vendite nei canali online, solo in parte controbilanciato dal recupero delle librerie fisiche. La congiuntura - ha aggiunto - è difficile ma gli editori, nonostante l’inflazione che cresce e l’emergenza carta che continua, non hanno ritoccato i prezzi”.

Per quanto riguarda la distribuzione, le librerie online hanno venduto nei primi sei mesi libri per 284,8 milioni a prezzo di copertina evidenziando una flessione di 43 milioni rispetto all’anno precedente. Ne hanno approfittato le librerie fisiche, le cui vendite sono cresciute a 353,8 milioni di euro, 21 milioni in più rispetto a un anno prima. La grande distribuzione è scesa a 31,5 milioni, perdendo oltre 6 milioni di euro.

Di conseguenza, le librerie online hanno ridimensinato dal 47% al 42,5% la loro quota di mercato, mentre quelle fisiche hanno consolidano la loro posizione di testa salendo dal 47,8% al 52,8% con la Grande distribuzione al 4,7%.

Continua la crescita dei fumetti

Non si ferma la "fame" di fumetti. Il segmento ha continuato a crescere con un aumento, in valore, del 23,7% rispetto all’anno precedente e addirittura del 245,4% rispetto al pre-pandemia.

Tra gli altri generi, bene anche la narrativa straniera, cresciuta del 4,8% rispetto al 2021 e del 26,2% rispetto al 2019. Tra i segmenti di mercato che hanno fatto meglio in questi primi sei mesi (rispetto al 2021) meritano una citazione le guide turistiche (più 100%), i romanzi d’amore e chick lit (più 60%), i fumetti per bambini ( 41%) e le biografie ( 39%).

Da notare che, rispetto al 2019, tutti i generi sono in aumento, con un incremento di oltre il 16% per la fiction italiana e i libri per bambini.

Cartaceo web: parte la rivoluzione (estiva) di Repubblica

14 Luglio 2022

Maurizio Molinari, direttore di Repubblica, firma un breve articolo per annunciare quella che viene definita come una "rivoluzione" per la fruizione dei contenuti offerti dal quotidiano.

Da domani, infatti, acquistando l'edizione cartacea, i lettori potranno leggere, fino alle ore 24:00 dello stesso giorno, anche le pagine del sito web riservate agli abbonati del giornale digitale. Per farlo, basterà inquadrare con lo smartphone l'apposito QR code pubblicato giornalmente sul quotidiano cartaceo.

L'offerta durerà tutta l'estate e rappresenta un unicum nel panorama editoriale italiano, dove gli editori sono alla continua ricerva di alchimie in gardo di rivitalizzare gli acquisti sia di copie cartacee (in flessione) che digitali (in espansione, ma a ritmi troppo lenti).

Per incentivare gli uni e gli altri, Repubblica ha deciso di sperimentare questa speciale abbinata. In pratica, al prezzo del solo quotidiano cartaceo viene concessa al lettore la possibilità di leggere anche le notizie online risevate agli abbonati digitali (obbligando così anche i lettori del cartaceo ad iscriversi al sito per acedere ai contenuti online).

La speranza, come si augura il mondo delle edicole, è quella di incentivare gli acquisti del cartaceo dopo che anche gli ultimi dati di maggio resi noti da ADS (Accertamenti Diffusione Stampa) hanno confermato la fase di forte difficoltà in edicola del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari (di cui proprio oggi è stata annuciata la morte, all'età di 98 anni). A maggio il quotidiano che fa capo a GEDI ha venduto in edicola poco più di 81.500 copie, quasi la metà rispetto alle oltre 145.000 copie del Corriere della Sera a cui un tempo contendeva il titolo di quotidiano più letto dagli italiani.  

L'iniziativa, scrive Molinari, "nasce dalla consapevolezza che le abitudini della lettura oramai sommano più piattaforme, seguono le nostre abitudini quotidiane e si adattano ai nostri tempi. C’è chi inizia la giornata sfogliando il quotidiano cartaceo e poi continua a seguire il ciclo delle notizie attraverso il web, e chi invece preferisce la strada opposta aggiornandosi con le news digitali per poi approfondire analisi, personaggi e retroscena leggendo la carta. Avere il QR code stampato sul giornale consente, agli uni come agli altri, di restare aggiornati su grandi fatti nazionali, internazionali e cronache locali potendo giovarsi di una flessibilità, nel tempo e modo di lettura, senza precedenti. Il tutto al prezzo di una singola copia del giornale".

"È un’iniziativa che va incontro alle nuove abitudini dei lettori, di ogni età, genere ed estrazione, che chiedono al loro giornale di raggiungerli dove sono", prosegue il direttore di Repubblica sottolineanche che in questo modo il lettore può "provare l’emozione di trovarsi, in tempo reale, di fronte ad una notizia pubblicata sulla carta che muta sul web nell’arco di pochi minuti" entrando in "un mondo intero: quello delle news che non finiscono mai".


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