I dati Istat sui consumi di agosto indicano un’incoraggiante crescita del 5,9% su base annua della spesa per “Cartoleria, libri giornali e riviste”, un incremento superiore a quello delle vendite al dettaglio, salite nel complesso, nello stesso periodo, dell’1,9%.
In assenza di un dato scorporato per le singoli voci, si può ipotizzare che a trainare i consumi siano stati soprattutto i libri, le cui vendite sono un po’ a sorpresa in decisa crescita, e la cartoleria in vista del ritorno sui banchi a settembre. Il ruolo dei giornali dovrebbe essere stato marginale. Si tratta comunque di un dato da monitorare insieme a quello sulle vendite della stampa cartacea, in ripresa generalizzata a luglio e con un andamento contrastato in agosto dopo infiniti mesi di contrazione, secondo quanto emerso dalle statistiche di ADS – Accertamenti Diffusione Stampa.
DAL CARTACEO SEGNALI DI RESILIENZA – Difficile però ipotizzare un repentino cambio di rotta delle vendite di quotidiani e periodici, anche se è lecito sperare in un rallentamento del trend di decremento. La pandemia ha fatto emergere il bisogno di un’informazione più qualificata, approfondita e attendibile, scevra da quelle fake news che hanno avuto nei social la loro massima cassa di risonanza.
È possibile che questo abbia indotto una fetta di popolazione a riavvicinarsi alla carta stampata. Durante i mesi del lockdown, ad esempio, i giornali locali hanno evidenziato incrementi delle vendite di un certo peso. E oggi alcune testate cartacee, come Il Foglio, o dell’online, come Il Post , hanno deciso di mandare in edicola nuovi prodotti editoriali intercettando l’interesse dei lettori per un certo tipo di approfondimento informativo su carta. E forse per approfittare anche di un mercato pubblicitario in ripresa, sostenuto dal nuovo bonus introdotto dal decreto Sostegni bis.
Il CENSIS FOTOGRAFA LA CRISI DELLA CARTA STAMPATA – Si tratta dunque di piccoli segnali di vitalità per un settore alla ricerca di nuove forme di sopravvivenza per non soccombere all’avanzata del digitale e in perenne attesa di una riforma in grado di rilanciarlo verso un nuovo futuro. Ma la fotografia emersa dall’ultimo Rapporto sulla Comunicazione del Censis è impietosa. Per i media a stampa “si accentua la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, ridottisi al 29,1% nel 2021 (-8,2% rispetto al 2019). Lo stesso vale per i settimanali (-6,5% nel biennio) e i mensili (-7,8%), duramente colpiti dagli effetti della pandemia”, si legge nel Rapporto.
Il grafico in alto testimonia in maniera ancora più marcata la crisi della carta stampata, con la spesa per giornali e libri che segna la contrazione più pesante nel periodo 2007-2020 in termini di consumi mediatici delle famiglie italiane. Fa da contraltare un’impennata senza eguali della spesa per telefonini e un buon andamento della spesa per computer e audiovisivi.
IL DIGITALE CORRE MA INIZIA A STANCARE – Tornando al triennio 2019-2021 il Censis sottolinea che “si registra un forte aumento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’83,5% di utenza, 4,2%), mentre quelli che utilizzano gli smartphone salgono all’83,3% (con una crescita record rispetto al 2019: 7,6%), così come lievitano complessivamente al 76,6% gli utenti dei social network ( 6,7%)”.
Allo stesso tempo, però, inizia a serpeggiare una certa disaffezione per il digitale: “Più della metà degli italiani (52,8%) dichiara che si sente stanco di questo uso continuo dei dispositivi digitali e che vorrebbe “staccare la spina”. A una certa distanza emergono anche gli altri aspetti negativi. I dispositivi digitali “rubano” troppo tempo secondo il 32,2% degli italiani, che nel 31,5% dei casi avvertono il bisogno di connettersi continuamente. Per non parlare di quel 22,8% che dichiara di non riuscire proprio a disconnettersi mai”.
MOLES: LA CARTA NON ESCLUDE L’ONLINE – Il futuro dell’informazione deve dunque prevedere una interconnessione tra le due forme, quella tradizionale su carta e quella innovativa sul web. Un concetto ribadito più volte anche dal Sottosegretario per l’Editoria Giuseppe Moles. “Credo che i due mondi possano e debbano convivere. L’uno può essere utile all’altro. Dipende da come si utilizzano questi strumenti”, ha ribadito in una recente intervista in occasione del Salone del Libro di Torino.
Digitale e cartaceo devono trovare nuovi modi di dialogare e, secondo Moles, è compito degli Editori pensare a modelli di business in grado di farlo. Così come l’arrivo della TV non ha soppiantato la radio, internet non manderà in pensione i quotidiani, ha sottolineato in un’intervista lo scorso settembre. Il compito degli Editori “è di non fermarsi all’oggi e capire i cittadini che tipo di prodotto desiderano”. E devono farlo, secondo il Sottosegretario per l’Editoria, tutelando gli attuali livelli occupazionali e puntando sulla formazione e nuove professionalità”. Questa è la vera sfida.