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Pubblicità sulla carta stampata: in risalita nel 2021

04 Febbraio 2022

Il 2021 si è chiuso con un bilancio positivo per gli investimenti pubblicitari sulla carta stampata, che nel complesso sono ammontati a 613,2 milioni evidenziando un tasso di crescita del 4% rispetto all’anno precedente.

Secondo quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Stampa Fcp (Federazione Concessionarie Pubblicità), l’anno scorso la raccolta sui quotidiani ha registrato un aumento del fatturato del 4,2%. Bene anche la raccolta sui periodici, che ha realizzato un incremento del 3,4%. In quest’ultima categoria da segnalare che l’andamento positivo è stato generalizzato: gli investimenti sui settimanali sono aumentati del 4,8%, quelli sui mensili dell’1,4% e quelli sulle altre periodicità sono saliti del 9,0%.

Entrando nello specifico delle singole tipologie, per quanto riguarda la stampa quotidiana, si evidenzia il buon rendimento di quella Commerciale nazionale che cresce dell'8,8%, quella Commerciale locale che registra un progresso del 3,9% e quella Legale che segna un aumento dell'8,5%. Calano invece gli investimenti della pubblicità Finanziaria (-13,8%) e quella Classified (-11,7%).

Gli editori della carta stampata possono tirare un sospiro di sollievo. Non dimentichiamo che il 2021 si era aperto con una contrazione, nel mese di gennaio, del 18,8% per gli investimenti pubblicitari sulla carta stampata (-14,9% quella sui soli quotidiani). Nei mesi successivi si è poi assistito ad un progressivo recupero. Merito senza dubbio della forte ripresa dell'economia, culminata nel 2021 con un avanzamento del Pil del 6,5%, il tasso di crescita più elevato dal 1995. E merito anche del bonus pubblicità, che consente sgravi fiscali alle aziende che investono nella comunicazione.

Tuttavia, la crescita complessiva del 4% degli investimenti pubblicitari sulla carta stampata compensa solo in minima parte il tonfo del 2020. L’anno segnato dall’inizio della diffusione della pandemia si era infatti concluso con una contrazione del 22,9% del fatturato pubblicitario sulla carta stampata, frutto di una caduta del 15,9% degli investimenti sui quotidiani e del 36,8% sui periodici. Il ritorno a livelli pre-covid appare dunque ancora lungo mentre continua a crescere la pubblicità su internet: 17,6% nel 2021 a 524 milioni.

2021 eccezionale per i libri. Boom per i fumetti. ebook in ritirata

03 Febbraio 2022

Il 2021 è stato un anno di forte crescita per il mercato del libro. I dati dell'Associazione Italiana Editori (AIE) indicano che le vendite hanno raggiunto un valore di 1,7 miliardi di euro, il 16% in più rispetto a un anno fa e il 14% in più rispetto al 2019, anno pre-pandemia. Il settore ha quindi interamente recuperato il calo del 2020.

Nel 2021 sono inoltre salite a 115,6 milioni le copie di libri a stampa di narrativa e saggistica venduti nelle librerie fisiche, online e nella grande distribuzione organizzata: ben 18 milioni in più rispetto al 2020.

I fumetti trascinano le vendite

La pandemia ha dunque avuto un effetto booster sulla lettura di libri e gli italiani hanno riscoperto il piacere di immergersi tra le pagine di un romanzo o di un saggio. E, soprattutto, di un fumetto. Secondo i dati comunicati dall’AIE, infatti, i fumetti sono stati il genere più venduto con ben 11 milioni di copie, più del doppio rispetto ai 4,7 milioni venduti nel 2020 ( 134%), grazie soprattutto al boom dei manga, i fumetti originari del Giappone. Ma le performance, come emerge dai dati AIE (vedi tabella in alto), sono state ampiamente positive per tutti i generi.

L’industria italiana del libro è quarta in Europa e sesta nel mondo

A fronte di questi dati, il mercato italiano del libro si conferma il quarto per fatturato in Europa e il sesto nel mondo, alle spalle di Usa, Cina, Germania, UK e Francia.
Con una crescita del 22,9%, l’anno scorso sono aumentate le novità a stampa pubblicate, che sono state 85.551, a conferma di un mercato vivace, che non si è lasciato frenare dai rincari del prezzo della carta, che potrebbero però avere un impatto negativo nel corso del 2022 anche perchè il governo ha previsto incentivi per gli editori di quotidiani e riviste, ma non per i libri.

In calo gli e-book mentre corrono gli audiolibri

Quello che emerge chiaramente dai dati del 2021 è anche la netta preferenza degli italiani per i libri in formato cartaceo. Gli e-book non riescono a decollare e scendono a quota 49.313, in calo del 5,6% rispetto all’anno precedente, mostrando tuttavia una piccola variazione positiva dell’1,1% rispetto al 2019. Continua invece la corsa degli audiolibri che mettono a segno un aumento del 37%.

Il canale digitale resta sempre molto apprezzato per gli acquisti di libri. Le librerie online sono cresciute anche nel 2021, sebbene quelle fisiche abbiano recuperato parte del terreno perso. In particolare, le librerie online hanno realizzato un valore del venduto di 739,9 milioni che si avvicina sempre più a quello delle librerie fisiche, pari l’anno scorso a 876 milioni.

Sul 2022 pesano le preoccupazioni per il rincaro della carta

“L’editoria italiana ha saputo reagire alla pandemia e, anche grazie alle politiche di sostegno pubblico messe in atto da governo e parlamento, chiude il 2021 in forte crescita, dopo un 2020 già soddisfacente”, ha commentato il presidente dell'Aie Ricardo Franco Levi.

Che ha però ricordato come “Il 2022 sarà ancora un anno cruciale” per il settore che resta “in attesa di una legge di sistema e già oggi può contare sulla stabilizzazione delle misure di sostegno avviate nel 2020”.

Naturalmente la principale preoccupazione va ai rincari del prezzo della carta e alla difficoltà di reperimento di tale materia prima. Ciò, ha detto Franco Levi, “rappresenta una vera e propria emergenza” insieme alla “diffusione della pirateria, le incertezze legate alla ripresa economica e alla capacità di resistenza della catena logistica, le incognite sulla praticabilità di fiere e festival letterari, la crisi perdurante dell’editoria di arte e turismo”.

Green pass in edicola: il controllo può essere fatto “a campione”

28 Gennaio 2022

Importante chiarimento da parte del Governo che risponde alle problematiche che lo SNAG, insieme a tutte le altre associazioni di categoria e alla FIEG, aveva segnalato al Dipartimento per l'Informazione e l'Editoria.

Attraverso una specifica FAQ, l'esecutivo ha infatti fatto luce sulle procedure di controllo relative al green pass “base” per accedere alle edicole “al chiuso”. In particolare, si chiarisce che dal 1° febbraio per andare in edicola servirà il green pass “base” ma l’edicolante non sarà obbligato a chiederlo a tutti i clienti in entrata: potrà optare per una verifica a campione sui clienti che sono già entrati in edicola.

“Mi sembra – ha dichiarato al riguardo il Presidente dello SNAG, Andrea Innocenti – che la FAQ del Governo, per la quale devo ringraziare il Dipartimento per la sensibilità verso le nostre richieste, vada nella direzione auspicata di fare chiarezza e alleggerisca sensibilmente gli oneri a carico degli edicolanti nell'attività di vendita della stampa. Per vendere un giornale bastano pochi secondi e chiedere il green pass in alcuni momenti della giornata a tutti i clienti può non essere facile. Ciascun edicolante, sulla base del traffico di clientela, potrà scegliere se fare i controlli all’ingresso o fare controlli a campione. Questo – ha concluso Innocenti – permetterà una gestione ottimale del punto vendita, coniugando opportunamente tutela della salute e accesso all’informazione a mezzo stampa”.

Viene così chiarito un aspetto importante nelle procedure di verifica del green pass nelle edicole.
Certamente gli edicolanti dovranno dotarsi della App gratuita VerificaC19 per eseguire i controlli a campione. Questa App consente di verificare l’autenticità e la validità delle certificazioni senza la necessità di avere una connessione internet (offline) e senza memorizzare informazioni personali sul dispositivo del verificatore.

Ai verificatori basta inquadrare il QR Code della certificazione verde COVID-19, che si può esibire in formato cartaceo o digitale, e accertarsi della validità: colore verde se la Certificazione è valida, rosso se non lo è.

Ricordiamo inoltre che – in analogia a quanto avviene per i datori di lavoro – l’edicolante che effettua i controlli a campione non potrà essere ritenuto responsabile in caso di accertamento da parte delle autorità se un cliente viene trovato senza green pass, in questo caso nulla può essere contestato all’edicola.

Fondi 2020 all'editoria, chi sono i destinatari

17 Gennaio 2022

Il Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio ha pubblicato sul proprio sito gli elenchi dei giornali e dei periodici beneficiari dei contributi diretti in riferimento all’anno 2020. Dai dati appare in leggero incremento il numero dei percettori, che nel 2020 sono stati 108, contro i 96 del 2019.

Tra le imprese editrici di quotidiani e periodici editi e diffusi in Italia, spetta al settimanale Famiglia Cristiana l’importo maggiore dei contributi, pari a 6 milioni. Seguono il quotidiano Libero e Avvenire con circa 5.4 milioni euro. Poco più di 4 milioni vanno a Italia Oggi, mentre Il Manifesto si attesta a 3,1 milioni e Il Foglio a 1,8 milioni.

Tante le testate locali che hanno ottenuto il contributo. In particolare, circa 2,2 milioni sono andati al Corriere di Romagna e Cronaca qui. Al Quotidiano del Sud sono stati assegnati poco meno di 3,7 milioni mentre 1,4 milioni sono stati riconosciuti a Il Cittadino e 1,2 milioni al Quotidiano di Sicilia. Le cifre man mano scendono fino ai 42.615,50 euro di contributi per Parola di vita e ai 37.754,81 euro per la Gazzetta di Foligno.

Una parte di contributi è stata destinata alle imprese editrici di quotidiani e periodici espressione di minoranze linguistiche. In questo caso sono nel complesso nove le testate che hanno ricevuto contributi, una in più dell’anno precedente: 5 in lingua tedesca e 4 in lingua slovena. Il contributo maggiore spetta anche nel 2020 a Dolomiten con 6.176.996,03 euro.

Sono invece 5 le testate destinatarie di contributi elargiti alle imprese editrici di quotidiani italiani diffusi all’estero. Come in passato si tratta di La Gente d’Italia - Cronache degli italiani nel mondo (USA e Uruguay) che ha ricevuto la cifra più alta di 953.981,97 euro. Le altre testate sono America Oggi (Stai Uniti), Corriere Canadese (Canada) oltre ai due quotidiani croati La Voce del Popolo (Croazia) e La Voce d’Italia (Croazia).

Sono prevalentemente locali o di ispirazione religiosa le 15testate destinatarie di contributi a periodici editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero. Tra queste si segnalano Il Messaggero di Sant’Antonio (95.760,00 euro) e Bellunesi nel mondo (44.809,31).

Sono 27, due in più dell’anno precedente, le testate beneficiarie dei contributi inerente l’editoria speciale periodica per non vedenti e ipovedenti. L’importo più consistente va alla Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti – Onlus Presidenza nazionale e alla Unione Nazionale Italiana Volontari pro ciechi u.n.i.vo.c. – onlus di Reggio Emilia con 100.000,00 euro cadauno, seguite da l’Associazione disabili visivi Onlus con 97.957,90 euro. Tutte e tre le associazioni hanno in pubblicazione diversi periodici. Al periodico Fenicotteri, edito dalla Associazione Biblioteca multimediale della Sardegna - Onlus, spetta invece il contributo più basso in assoluto tra tutti i vari elenchi di testate, pari a poco più di 4.000 euro.

Con riferimento, infine, ai contributi a periodici editi dalle associazioni dei consumatori e degli utenti, le testate sono le stesse 9 dell’anno precedente. Federconsumatori, Centro Tutela Consumatori Utenti, e Unione Nazionale Consumatori vedono uno stanziamento di 51.645,64 euro ciascuno. Consumers’ News del Movimento Consumatori incassa invece il contributo più basso, pari a 8.550 euro.

Cresce la pubblicità su quotidiani e periodici

14 Gennaio 2022

Novembre è stato un mese positivo per gli investimenti pubblicitari, cresciuti in generale del 2,7% rispetto al mese precedente, come emerge dai dati diffusi da Nielsen.

Si rafforza, dunque, il trend positivo visto nel 2021. Con riferimento al periodo gennaio-novembre, nel complesso il mercato pubblicitario ha messo a segno un progresso del 15,2% rispetto al precedente periodo, recuperando il forte calo del 2020, anno segnato dalla pandemia.

Da segnalare che a novembre sono aumentati gli investimenti sia sui quotidiani che sui periodici, con incrementi dell’1,3% e del 2,3% rispetto al mese precedente. Positivo anche il bilancio dei primi 11 mesi 2021 con la pubblicità salita del 4,7% sui quotidiani e del 3,3% sui periodici.

Quanto agli altri mezzi, si registra un calo del 3,2% a novembre per la pubblicità sulla tv ( 17,6% negli undici mesi), mentre con un 11% tornano positivi gli investimenti sulla radio ( 9,8% negli undici mesi) e si confermano in forte aumento quelli sul web che da inizio anno salgono del 16,4%.

2021 anno di ripresa per gli investimenti pubblicitari

Il 2021 si conferma dunque un anno positivo per il mercato pubblicitario italiano, un trend a cui ha contribuito anche il bonus pubblictà sugli investimenti promosso dal Governo a sostegno del settore editoriale.

“Ci si avvicina alla fine dell'anno con una ripresa consolidata e solida in autunno. La crescita nei tre mesi è stata del 4,7%, tornando lentamente a una linea positiva di lungo periodo”, ha dichiarato Alberto Dal Sasso AIS Managing Director di Nielsen, sottolineando che “anche in confronto al 2019, infatti, siamo a un 0,9% che - ad un mese dalla chiusura dell’anno - dovrebbe confermare il trend sin qui individuato".

Previsioni incerte per il 2022

La quarta ondata di Covid che l’Italia sta vivendo in questo periodo, unita al rallentamento della crescita economica atteso per il 2022 e all’impennata dei costi energetici e delle materie prime che stanno facendo lievitare i costi per le aziende, lasciano prevedere una frenata per gli investimenti pubblicitari per l’anno in corso.

A lanciare l’allarme è stato Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente UPA, Utenti Pubblicità Associati, sottolineando che “l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime peserà sui bilanci di tanti inserzionisti” e che quando le imprese devono “tagliare, la prima voce su cui intervenire è spesso quella della comunicazione pubblicitaria”.

A inizio dicembre il Centro Studi UNA (Aziende della Comunicazione Unite) e la società Media Hub avevano già previsto per il mercato pubblicitario una crescita del 5,2% nel 2022 a 9,216 miliardi di euro, un incremento più che dimezzato rispetto al 11,8% indicato per il 2021 (8,759 miliardi).

Giornali, aumenti di prezzo in agguato

13 Gennaio 2022

In Francia si sono già mossi. I principali giornali d’Oltralpe hanno già aumentano, in media di 20 centesimi, il loro prezzo di copertina. Le Figaro, Le Monde e Le Echos hanno portando il prezzo da 3,00 a 3,20 euro e anche altre testate francesi hanno annunciato che seguiranno lo stesso esempio.

Una scelta quasi obbligata e scontata di fronte ai continui aumenti del costo delle materie prime e dell’energia che stanno mettendo in ginocchio l’industria cartaria.

In Italia per ora ha fatto da apripista il gruppo Gedi che, un po’ in sordina, ha deciso di aumentare a 3,00 euro il prezzo di Repubblica nel fine settimana, quando il quotidiano esce con un’offerta editoriale arricchita (al sabato abbinato al settimanale femmine D e alla domenica a l’Espresso e Robinson).

Ora si apprende che anche Panini Comics ha deciso di rivedere verso l’altro i prezzi dei suoi prodotti giustificando la decisione direttamente ai suoi lettori.

Cari lettori e lettrici,
la situazione di grande difficoltà di questi ultimi due anni ha determinato, come ormai ben saprete, una serie di problemi legati all’approvvigionamento di materie prime, nonché sensibili rincari sulla carta e più in generale sui costi di produzione, ormai non più sostenibili, dei nostri libri e fumetti. Queste circostanze porteranno all’aumento di prezzo di alcune nostre pubblicazioni, a partire dai prossimi mesi.
Nell’affrontare questa pesante ondata di rincari delle materie prime, sarà tuttavia nostra premura limitare il più possibile l’entità di questi aumenti.

Crescono le copie digitali, ma la carta resiste

12 Gennaio 2022

Le vendite in edicola diminuiscono, come testimoniano anche gli ultimi dati ADS, ma gli abbonamenti digitali aumentano: e così, alla fine del 2021, Il Corriere della Sera, il maggiore quotidiano nazionale del nostro Paese, può tracciare un bilancio positivo e festeggiare il traguardo di oltre 550.000 lettori al giorno.

Complice la pandemia – oltre che l’aggressiva politica di sconti adottata dall’Editore – già nel 2020 le sottoscrizioni del Corsera in formato digitale erano quasi raddoppiate, passando da 170.000 a 308.000, si legge in un articolo su corriere.it. Nel corso del 2021, il trend di crescita è proseguito, anche se in maniera più debole, con un ulteriore incremento ( 23%) fino a raggiungere quota 380.000 abbonamenti digitali.

A questi, vanno a sommarsi le circa 173.000 copie cartacee acquistate in edicola in media nel 2021 (secondo i dati ADS), per un ammontare complessivo di 553.000 lettori al giorno per lo storico quotidiano di via Solferino.

La crescita dei ricavi non segue quella dei lettori

Commenta l’articolo: “Un traguardo del quale ringraziare la comunità – attenta, partecipe, giustamente esigente – dei lettori più affezionati. E un punto di partenza, specie se si osserva la platea, più vasta, di coloro che hanno fruito dei contenuti della nostra testata, quest’anno. Una platea da primato: 29 milioni di utenti unici medi al mese sul sito, con un picco a maggio di 32,7 milioni – senza contare coloro che hanno letto e condiviso contenuti sui nostri social (1,2 milioni i follower solo su Instagram, 34% in un anno) o via newsletter, o ascoltato i nostri podcast sulle piattaforme audio”.

Un traguardo senza dubbio importante in termini di lettori anche se sarebbe altrettanto importante capire, a livello di fatturato, l’impatto di questo progressivo spostamento dalla carta stampata al digitale, specie considerando che la maggior parte dei ricavi degli editori continua ad arrivare dalle vendite cartacee in edicola. Gli abbonamenti digitali hanno infatti un costo inferiore e spesso vengono offerti a prezzi stracciati, per periodi più o meno lunghi, per incentivare la sottoscrizione.

Le Monde e l'escalation del digitale

D’altronde, però, la corsa verso il digitale pare inarrestabile, come emerge in maniera sempre più evidente guardando a quanto avviene fuori dai confini nazionali. Le Monde, il quotidiano più diffuso d’Oltralpe, ha festeggiato a fine 2021 l’anniversario dei 77 anni dalla sua fondazione superando per la prima volta il record dei 500.000 abbonati.

Un record trainato soprattutto dal boom dell'online. Degli oltre 500.000 abbonamenti, 414.000 sono digitali e appena 87.000 cartacei, a cui si aggiungono le circa 30.000 copie al giorno vendute in edicola (di cui 4.000 vendute fuori dalla Francia).

Ripercorrendo in un lungo articolo l’evoluzione delle vendite lungo i suoi tre quarti di secolo di vita, il quotidiano francese ricorda che il record di copie cartacee vendute risale al 1981, ben 343.000, un dato che non sarà mai più raggiunto. Nel 1993 per la prima volta gli abbonamenti cartacei superano quota 100.000 raggiungendo il picco di 137.000 sottoscrizioni nel 2006: un incremento decisamente lento.

La carta resiste

L’arrivo del digitale scompagina gli equilibri. Nel 2010 il gruppo decide di introdurre gli abbonamenti digitali a pagamento. È l’inizio della svolta (vedi grafico a fianco).

Dopo una partenza in sordina, nel 2014 le sottoscrizioni all'edizione online iniziano a decollare. Nel 2016 superano, per la prima volta, quota 100.000 (e sorpassano anche gli abbonamenti cartacei, che però mantengono nel tempo un loro zoccolo duro di lettori). A marzo 2019 sfondano quota 200.000. Un anno dopo, ad aprile 2020, sono già sopra quota 300.000. A settembre 2021 varcano anche il livello di 400.000.

Una escalation rapidissima che porta, nel giro di pochi anni, gli abbonamenti digitali ad essere quattro volte quelli cartacei. Una escalation che non è ancora destinata ad esaurirsi visto cheLe Monde conferma l'obiettivo di 1 milione di abbonamenti entro fine 2025, ossia nei prossimi 4 anni. 

Non altrettanto può dirsi dei ricavi. Scrive Le Monde a conclusione del suo lungo articolo: “I ricavi della distribuzione rappresentavano nel 2020 il 68% del fatturato della Société éditrice du Monde (contro il 22% della pubblicità): il 25% proveniva dagli abbonamenti digitali, il 23% dalle vendite individuali e il 20% dagli abbonamenti “cartacei”. Mentre la quota del digitale dovrebbe aumentare considerevolmente nel 2021, la carta resiste e non è ancora pronta per cedere il passo all'all-digital”.

Novembre in caduta per i quotidiani in edicola

11 Gennaio 2022

Gli ultimi dati rilasciati da ADS (Accertamenti Diffusione Stampa) testimoniano l’ulteriore frenata nelle vendite cartacee di quotidiani in edicola, con La Repubblica che scivola sotto le 100.000 copie.

L’ammiraglia del gruppo GEDI, il più importante editore italiano, ha totalizzato a novembre vendite in edicola pari a 97.520 copie, contro le 103.531 di ottobre e le 114.333 di inizio anno (gennaio 2021). Restando sempre nel gruppo GEDI, vendite in flessione anche per La Stampa con 66.302 copie, a fronte delle 68.262 di ottobre e delle 75.628 di gennaio. Situazione analoga per Il Secolo XIXche archivia novembre con 22.784 copie vendite in edicola, meno delle 23.500 di ottobre e, soprattutto, delle 27.392 di gennaio.

La frenata delle vendite coinvolge anche il quotidiano più letto d’Italia, Il Corriere della Sera, che a novembre si ferma a 147.579 copie vendute in edicola, contro le 151.290 di ottobre e le 165.990 di gennaio. Il Messaggero si difende ma scende a 50.334 copie a novembre, dalle 52.400 circa del mese precedente e di gennaio. Solo una leggera limatura per Avvenire, il quotidiano di ispirazione cattolica, con 5.173 copie a novembre, all’incirca in linea con le 5.264 di ottobre e le 5.575 di gennaio.

In lieve correzione le testate del gruppo Riffeser. A novembre QN-Il Resto del Carlino si assesta a 63.522 copie, 1.000 in meno rispetto a ottobre (ma contro le 72.112 di gennaio). Variazione minima rispetto al mese precedente per QN-La Nazione con 43.086 copie (43.715 ad ottobre), in calo però rispetto alle 49.053 di gennaio. Idem per QN-Il Giorno con 19.709 copie in edicola, poco meno delle 20.062 di ottobre e delle quasi 22.000 di gennaio.

Con l’unica eccezione de La Verità, che vede le vendite in edicola salire di una manciata di copie (da 27.372 di ottobre a 27.699 di novembre), le altre testate politicamente schierate evidenziano una contrazione. In particolare, Il Fatto Quotidiano si assesta a 23.190 copie, poco meno delle 23.949 del mese precedente ma ben sotto le quasi 30.000 di inizio anno. Il Giornale perde quasi 1.000 copie rispetto a ottobre e si ferma a quota 31.886, in drastico calo rispetto alle quasi 44.500 dello scorso gennaio. Libero scende poco sotto le 19.000 copie da 19.842 di ottobre e a fronte delle 22.748 copie mensili con cui aveva inaugurato il 2021. Zoccolo duro di lettori, invece, per Il Manifesto che a novembre si assesta a 6.458 copie, poco sotto le 7.023 di ottobre e le 7.608 di gennaio.

Lieve flessione anche per le due testate economiche. Il Sole 24 Ore scende a novembre a 30.334 copie da 30.848 di ottobre (erano 34.547 a gennaio) mentre Italia Oggi scende a 7.181 copie da 8.255 di ottobre (erano 7.783 a gennaio).

Novembre non è stato un mese positivo nemmeno per i quotidiani sportivi. La Gazzetta dello Sport si è attestata a 78.296 copie vendite in edicole dalle 82.113 di ottobre, in ripresa comunque rispetto alle 65.093 di gennaio. Il Corriere dello Sport scende a 37.711 copie dalle 39.203 di ottobre e Tuttosport a 21.532 copie da 22.231 di ottobre.

Una manciata di copie in meno rispetto al mese precedente anche per le testate locali, con l’unica eccezione dell’Eco di Bergamo e dalla Gazzetta di Modena.

Vendite quotidiani: -6,5% nei primi nove mesi 2021

10 Gennaio 2022

I nuovi dati contenuti nell’ultimo Osservatorio Trimestrale sulle Comunicazioni dell’Agcom confermano il lento e inesorabile calo delle vendite di quotidiani cartacei nel nostro Paese. Aumentano, invece, le copie digitali (ma non per tutte le tipologie di testate), che tuttavia mantengono un'incidenza marginale sulle vendite complessive, e quindi sui ricavi degli Editori.

Complessivamente, precisa Agcom con riferimento al settore dell’editoria quotidiana, nei primi nove mesi del 2021, in media giornalmente sono state vendute 1,73 milioni di copie, in flessione del 6,5% rispetto al corrispondente valore 2020 e del 31,2% rispetto al periodo gennaio-settembre 2017 (vedi grafico in alto).

Con riferimento però alle sole copie vendute quotidianamente in formato cartaceo, nei primi nove mesi del 2021 la flessione si fa più marcata e sale all’8,4% rispetto al 2020 e al 35,0% nei confronti del corrispondente periodo del 2017.

Non decollano le copie digitali. E l'aumento non è generalizzato

Andamento opposto per quanto riguarda le copie digitali che, nei primi nove mesi del 2021, "hanno registrato una crescita sia su base annua, sia con riguardo ai primi nove mesi del 2017", osserva Agcom.

Come emerge dal grafico qui sotto, però, l'andamento delle vendite di copie digitali - cresciute nei primi nove mesi del 9,4% - non è stato omogeno. I quotidiani sportivi e quelli economici hanno registrato una contrazione rispettivamente del 6,3% e del 20,5% nei primi nove mesi dell'anno rispetto a un anno fa, con ribassi ancora più importanti rispetto al 2017: -35,4% e -44,1% rispettivamente.

Al contrario, sono aumentate le vendite di copie digitali per i quotidiani nazionali generalisti e per quelli locali, con variazioni positive a doppia cifra: 17,5% per i primi e 15,8% per i secondi nel periodo gennaio-settembre, confermando il trend positivo degli ultimi anni ( 33,8% e 53,6% rispetto all'analogo periodo 2017).

Tuttavia, sottolinea Agcom, "i quotidiani venduti in formato digitale, nel tempo, non hanno registrato variazioni di particolare rilievo (oscillano intorno alle 200 mila copie giornaliere)" e, aggiungiamo noi, non sembrano per ora in grado di sfondare nel mercato dell'informazione.

Buona tenuta per i giornali sportivi nel 2021

I quotidiani sportivi in formato cartaceo sono quelli che nel corso di quest’anno hanno sofferto di meno. Rispetto a un anno fa, la contrazione delle vendite nei primi nove mesi è stata di appena il 2,4%, grazie soprattutto all’interesse per il campionato europeo di calcio. Rispetto ai primi nove mesi del 2017, però, hanno dimezzato le vendite e sono il segmento che ha sofferto maggiormente (-50,4%).

Da osservare, inoltre, che, sempre in termini di sole copie cartacee, i quotidiani locali hanno tenuto meglio di quelli nazionali generalisti rispecchiando l'esigenza della popolazione di maggiori informazioni local ai tempi della pandemia. A fronte di un calo delle vendite dell'8,2% per i giornali locali, i nazionali hanno segnato infatti una contrazione del 9,4%. L'andamento peggiore spetta invece alle testate economiche, che hanno registrato un calo di vendite di quasi il 15% rispetto a un anno fa (-14,9%).

Infine, nessuna sorpresa nella classifica dei maggiori gruppi editoriali. Come scrive Agcom, "relativamente al campione preso in considerazione da ADS, l’analisi per operatore vede, in termini di copie complessivamente vendute nei primi nove mesi dell’anno, GEDI quale principale gruppo editoriale (21,7%) seguito da Cairo/RCS (16,6%) e da Caltagirone Editore e Monrif Group entrambe con l’8,5% del mercato".

Un Fondo per l'Editoria a disposizione di tutta la filiera

22 Dicembre 2021

Il Governo accelera sul rilancio del settore editoriale. Un settore che va considerato come un “bene primario”, un “interesse nazionale” e quindi, in quanto tale, “deve essere difeso, tutelato, sostenuto e aiutato a crescere” come ha spiegato ieri il Sottosegretario per l’Editoria Giuseppe Moles in occasione della presentazione dello studio Il sostegno all’editoria nei principali Paesi d’Europa,realizzato a cura del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria (clicca qui per scaricare il documento in PDF).

L'Editoria è un bene primario e va aiutata a crescere

“Solo una corretta informazione fatta da persone che non solo si assumono la responsabilità di un prodotto, ma anche che sono dotati di una professionalità superiore, può essere un bene primario di una democrazia liberale”, ha aggiunto Moles, ricordando che “nella manovra, oltre agli strumenti classici, c’è anche un Fondo straordinario per l’Editoria: questo sta a significare la volontà del Governo di tornare a investire” in questo settore.

Non solo parole, quindi, ma fatti. Anzi, in questo caso, fondi. La legge di Bilancio 2022 ha disposto infatti la creazione di un nuovo Fondo straordinario per il sostegno all'Editoria mettendo a disposizione un budget di 90 milioni per il prossimo anno e di 140 milioni per il 2023.

Troppi? Non sembrerebbe proprio considerando lo studio comparativo sul sostegno all’Editoria nei paesi europei illustrato ieri. Prendendo come parametro il rapporto tra popolazione e risorse dirette investite dallo Stato, si scopre infatti che l’Italia occupa la penultima posizione con sostegni pari a 1,49 euro a persona, contro i 9,59 euro della Danimarca che spicca in vetta alla classifica europea. Il nostro Paese risale però al terzultimo posto, con 3,89 euro a persona, considerando anche gli aiuti legati alla pendemia. 

Fondo straordinario a disposizione dell'intera filiera 

A questo riguardo, in una recente intervista audio all’agenzia Italpress, Moles ha precisato che “la crisi nel settore dell’informazione non nasce con il Covid, ma con la pandemia è stata accentuata” e per questo motivo il Governo “è intervenuto inizialmente con alcuni provvedimenti di sostegno, che si possono definire spot, per cercare di sostenere il più possibile, dovunque possibile e per quanto possibile, tutta l’intera filiera”.

Si è trattato di un pacchetto “di provvedimenti inizialmente inseriti nel Decreto sostegno 2, pari all’incirca a 130 milioni, che hanno ristorato l’intera filiera, ma rischiavano di restare provvedimenti spot”, ha ricordato Moles. Per questo motivo, ha aggiunto, è stato creato in manovra il “Fondo straordinario per l’Editoria, che in totale per due anni ammonta a 230 milioni”, e che, come ha ulteriormente precisato il sottosegretario per l’Editoria, “sarà a disposizione di tutta l’intera filiera editoriale, per l’occupazione, per nuove professionalità, per software e per hardware e per tutto ciò che è necessario”. Il Fondo, ha aggiunto il Sottosegretario, sarà messo a disposizione attraverso "stanziamenti con decreto del Dipartimento dell'Editoria che potrà variare, in base alle esigenze del sistema, di anno in anno, una serie di risorse consistenti".

Da queste ultime dichiarazioni del sottosegretario Moles pare dunque di capire che anche le edicole - ultimo anello della filiera editoriale, luogo fisico per eccellenza dove trova realizzazione l’incontro tra domanda e offerta di carta stampata - possano avere accesso alle risorse del Fondo straordinario per l'Editoria per il biennio 2022-2023, come peraltro espressamente richiesto dallo SNAG e dalle altre Associazione di categoria.


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