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Chiude l'unica edicola di Roccanova (PZ). Lo sfogo del consigliere regionale Leggieri

15 Febbraio 2022

I 15.000 abitanti del paesino in provincia di Potenza (foto in alto) restano senza una rivendita di giornali: perdono un luogo di aggregazione e un servizio di prossimità. Qui di seguito riportiamo la preoccupazione del Consigliere regionale della Basilicata, Gianni Leggieri.


Le edicole sono luogo di pluralismo e di sviluppo del civismo

Se è vero che in Italia, e soprattutto al Sud, i giornali cartacei hanno subito una drastica riduzione delle vendite negli ultimi quindici anni, è pur vero che tante edicole chiudono i battenti. Una crisi che non riguarda, quindi, solo il settore editoriale (giornali, riviste e libri) ma anche le edicole.

Secondo i dati forniti dal Sindacato nazionale autonomo giornalai (Snag), nel primo semestre del 2020 più di 14.000 edicole hanno chiuso e, tra queste, quelle più in difficoltà risultano essere quelle a conduzione familiare. Sempre secondo dati Snag, in Basilicata, negli ultimi quindici anni, chiuse il 45% delle edicole.
Presidi locali di tipo sociale e culturale che scompaiono per sempre. Ed è quello che è accaduto in un paesino della provincia di Potenza, Roccanova, dove il titolare di un’edicola storica aperta nel 1918 ha dovuto ‘abbassare definitamente la saracinesca’. In un paesino di poco più di quindicimila abitanti, dove un’intera comunità si trova senza uno ‘spazio partecipato’ e un ‘servizio di prossimità’, tagliata fuori dalla realtà e da quello che accade nella loro regione. All’interno di un quartiere o di un borgo, come è quello di Roccanova, un’edicola riveste un valore simbolico e culturale, ha la capacità di ‘tessere nuove reti’ di relazioni tra le persone, di proporsi come luogo di aggregazione: un’occasione per discutere di politica o dei problemi di quel centro abitato.

E l’edicola storica di Roccanova, presente sul territorio da oltre un secolo, ha certamente avuto una funzione sociale che gli è storicamente riconosciuta all’interno del piccolo centro lucano. Penso anche alla storica edicola di piazza Giustino Fortunato, a Rionero In Vulture, che, dopo quasi un secolo, ha chiuso i battenti poco prima della pandemia. È proprio vero che quando si chiude un’edicola va in crisi tutto quel sistema di reti di relazioni all’interno di un quartiere. Un’edicola che chiude non rappresenta solo la cessazione di un servizio ma anche la perdita di un luogo di interazione sociale e di relazioni di vicinato, di un luogo simbolo dell’informazione, della cultura e della socialità.

Sicuramente le abitudini dei lettori italiani e di quelli lucani sono mutate: si tende per una informazione digitale; occorre, pertanto, prendere atto del cambiamento delle abitudini di fruizione dell’informazione e ragionare sulle possibili soluzioni da adottare per salvaguardare le edicole dalla loro chiusura e contrastarne il declino, mettendo in atto misure ad hoc per evitare ulteriori danni. Considerare, ad esempio, anche forme di sostegno per coloro che, nel periodo dell’emergenza e mettendo a rischio la propria salute, hanno garantito ogni giorno il diritto all’informazione dei cittadini.

In questo contesto in cui, per tristi vicende locali, il giornalismo e il diritto di informazione sono messi a dura prova, auspico che gli interventi che la Regione Basilicata, in materia di sostegno alle imprese editoriali, sta approntando sortiscano effetti positivi anche per le edicole e per gli edicolanti. A questi ultimi va tutta la mia riconoscenza per il loro lavoro instancabile e appassionato.

Gianni Leggieri Consigliere regionale M5s Basilicata

Due giornali al prezzo di uno: un successo annunciato

15 Febbraio 2022

Unire le forze per sopravvivere alla crisi dell’editoria, anche se questo significa sacrificare un pezzettino di pluralismo dell’informazione. Lo hanno fatto qualche settimana fa uno storico giornale locale, La Voce di Rovigo, e QN-Il Resto del Carlino, uno dei quotidiani di punta del gruppo Riffeser.

I due giornali restano totalmente indipendenti e la loro unione avviene solo nelle edicole della provincia di Rovigo, Cavarzere e Chioggia, dove da un paio di settimane vengono obbligatoriamente venduti in abbinamento. Grazie ad un inedito accordo tra i due editori, dal primo febbraio i lettori che acquistano La Voce di Rovigo ricevono anche QN-Il Resto del Carlino al prezzo di 1,50 euro (30 centesimi in più rispetto al costo di 1,20 euro del quotidiano locale). E viceversa. Chi acquista QN-Il Resto del Carlino riceve, al solito prezzo di 1,50 euro, anche La Voce di Rovigo.

A prima vista si direbbe un matrimonio ben riuscito, da cui entrambe le parti escono rafforzate. E, soprattutto, in grado di portare vantaggi ai lettori. Non solo perché possono contare su due quotidiani al costo di uno, ma soprattutto perché possono avvalersi di un’informazione più ampia, completa e di qualità che spazia dalla cronaca locale ai grandi temi nazionali e internazionali.

L’accordo per l’abbinamento in edicola nasce dopo la decisione de Il Resto del Carlino di chiudere la sua edizione locale di Rovigo, presente da decenni nella zona del Polesine. Una decisione non indolore. Il pluralismo dell’informazione perde infatti un tassello, senza contare la perdita del lavoro per chi lavorava all’edizione locale di Rovigo. Da qui la nascita dell’unione con il giornale locale La Voce di Rovigo per una distribuzione in abbinamento obbligatorio.

Per una strana coincidenza, questo accordo tra un giornale nazionale e un giornale locale vede protagonisti due editori che sono anche ai vertici delle rispettive associazioni degli Editori. Andrea Riffeser Monti, a cui fa capo QN-Il Resto del Carlino, è presidente della FIEG-Federazione Italiana Editori Giornali. Dall’altra parte c’è Samuele Bertuccio, Direttore Generale della cooperativa Editoriale La Voce che edita La Voce di Rovigo, e anche Vice Presidente della FILE, la Federazione Italiana Liberi Editori che raggruppa i piccoli editori di giornali locali. Due editori sempre alla ricerca di nuovi modi per dare ossigeno e dignità alla carta stampata e dare un futuro sostenibile al mondo dell'informazione.

In scadenza il bando per le imprese storiche della Regione Lombardia

15 Febbraio 2022

Ancora pochi giorni prima della scadenza - alle ore 16:00 del 28 febbraio 2022 - del bando “Imprese storiche verso il futuro 2022” proposto dalla Regione Lombardia e Unioncamere per sostenere le attività storiche e di tradizione che investono per:
• ricambio generazionale e trasmissione di impresa
• riqualificazione dell’unità locale di svolgimento dell’attività
• restauro e conservazione
• innovazione

Per scaricare e consultare il bando e le FAQ: Bando Imprese storiche verso il futuro

Chi può partecipare

Il bando si rivolge a Micro, Piccole e Medie Imprese (MPMI) iscritte nell’elenco regionale delle attività storiche e di tradizione di cui all’articolo 148 ter della legge regionale 6/2010: negozi storici, locali storici e botteghe artigiane storiche.

Il bando mette a disposizione 4 milioni di euro, di cui:
• 3 milioni di euro a favore delle imprese del commercio
• 1 milione di euro a favore delle imprese dell’artigianato.

È previsto un contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese considerate ammissibili, fino a un importo massimo pari a 30.000 euro. L’investimento minimo è di 5.000 euro.

Il contributo è concesso a fronte di un budget di spesa liberamente composto da spese in conto capitale e spese di parte corrente, con un minimo di spese in conto capitale pari al 50% del totale.

Come partecipare

Le domande devono essere presentate esclusivamente in modalità telematica con firma digitale sul sito http://webtelemaco.infocamere.it dalle ore 10:00 del 15 dicembre 2021 alle ore 16:00 del 28 febbraio 2022.

Le domande saranno selezionate tramite procedura valutativa a graduatoria.

Da lunedì anche La Stampa aumenta il prezzo a 1,70 euro

11 Febbraio 2022

Come era facile immaginare, il 2022 è iniziato con prezzi dei giornali in aumento. Il gruppo Gedi è stato tra i primi a muoversi ed è assai probabile che non sarà né l’unico né l’ultimo.

I rincari del costo della carta e dell’energia, uniti alle difficoltà di approvvigionamento della cellulosa, stanno mettendo in ginocchio l’intera industria editoriale. In settimana si sono mosse la Federazione Carta Grafica, l'Associazione Italiana Editori (Aie) e l'Associazione Nazionale Editoria di Settore (Anes). Insieme hanno lanciato un allarme sulla tenuta della filiera editoriale annunciando possibili ripercussioni sui tempi di consegna e sui prezzi al pubblico delle pubblicazioni, chiedendo al Governo un intervento urgente attraverso un credito d'imposta sull'acquisto della carta.

D'altronde, di fronte a costi di produzione sempre più alti che comprimono i già esigui margini, a volte non resta altro che scaricare in avanti la maggiorazione sul consumatore finale. Ed è quello che hanno iniziato a fare gli editori di giornali.

Tra i grandi quotidiani, si diceva, il primo a muoversi è stata La Repubblica, che già dallo scorso 1° gennaio 2022 ha deciso di innalzare da 2,50 a 3,00 euro il prezzo del quotidiano nel fine settimana, quando esce in abbinamento obbligatorio con D e Robinson il sabato e con L’Espresso la domenica.

Una decisione presa senza alcun preavviso e alcuna spiegazione ai lettori: una modalità su cui anche il direttore Maurizio Molinari ha fatto autocritica. Per questo, l’errore non è stato più commesso quando il gruppo Gedi ha deciso di aumentare il prezzo del quotidiano delle edizioni durante la settimana. Da lunedì 7 febbraio, infatti, acquistare La Repubblica in edicola costa 1,70 euro, 20 centesimi in più rispetto agli 1,50 euro pagati in precedenza. Il venerdì, invece, quando il quotidiano esce con il supplemento obbligatorio il Venerdì, il costo è di 2,50 euro.

“È una decisione – ha spiegato il gruppo anticipando la notizia - su cui abbiamo riflettuto a lungo, che arriva a distanza di 6 anni dall'ultimo aumento del prezzo di Repubblica, e che è figlia del macroscopico aumento dei costi dell'energia e della carta, entrambi fattori essenziali della produzione e distribuzione di un quotidiano. Un giornale con i conti in equilibrio è un giornale libero e in grado di garantire un'informazione di qualità. Chiedervi dunque questo piccolo sforzo quotidiano aggiuntivo significa per noi rinnovare con voi quel patto di fiducia e lealtà che ci lega dal 1976 e che ogni giorno ci impegniamo ad onorare”.

Esattamente una settimana dopo La Repubblica, tocca all’altro quotidiano targato Gedi: La Stampa ha annunciato che da lunedì 14 febbraio aumenterà il prezzo del giornale da 1,50 a 1,70 euro. Il sabato e la domenica, quando il quotidiano esce rispettivamente con Tuttolibri e con Specchio, il prezzo sarà invece di 2,00 euro.

Per ora i rincari riguardano solo le testate nazionali del gruppo Gedi. Per il Secolo XIX e gli altri quotidiani locali non sono state al momento annunciate variazioni di prezzo, che non sono comunque da escludere. Come non è da escludere che altri editori decidano di adeguare il prezzo di copertina, come ha ad esempio già fatto il gruppo Panini.

Vale la pena ricordare che l'aumento del prezzo di copertina si traduce automaticamente in un aumento della quota che l'editore riconosce alle rivendite. Bisognerà però quantificare l’impatto che l'aumento del prezzo di copertina avrà sulla domanda finale. Chi vuole un’informazione di qualità sarà disposto a pagare 20 centesimi in più al giorno per il quotidiano? Forse sì, considerando il particolare periodo storico in cui stiamo vivendo e il proliferare di fake news a cui stiamo assistendo. Questo è quello che ci auguriamo, ben consapevoli di un pericolo: quello che l'aumento del prezzo del quotidiano cartaceo possa avvicinare un numero crescente di lettori verso le edizioni digitali.

Allarme rincari carta e energia. A rischio la tenuta del settore editoriale

10 Febbraio 2022

La Federazione Carta e Grafica, insieme a AIE (Associazione Italiana Editori) e ANES (Associazione Nazionale Editoria di Settore) esprimono in un comunicato stampa congiunto (di seguito il testo integrale) preoccupazione per la tenuta del settore editoriale, fortemente minacciato dal rincaro della carta e dell'energia che dura ormai da diversi mesi. Per questo motivo, le tre associazioni chiedono al Governo la possibilità di poter usufruire di un credito d'imposta per l'acquisto della carta.

La forte impennata dei costi delle materie prime e dell’energia mette a dura prova la tenuta della filiera editoriale: si rischiano una minore offerta di libri e riviste, ritardi nelle consegne, possibili aumenti dei prezzi per il pubblico dei lettori, gravi problemi per l’editoria scolastica.

Appello al Governo per un credito d’imposta per acquisto carta

L’allarme è lanciato congiuntamente dall’Associazione Italiana Editori (AIE), dall’Associazione Nazionale Editoria di Settore (ANES) e dalla Federazione Carta e Grafica che, di fronte alla grave emergenza, chiedono al Governo un credito di imposta sull’acquisto di carta grafica per fini editoriali. Una misura urgente a favore della sostenibilità dell’industria editoriale e necessaria per contribuire alla resilienza della filiera, di primaria importanza per il Paese e già faticosamente impegnata a gestire le delicate sfide del mercato.

Oltre al caro prezzi peesano le difficoltà a reperire la carta

“I rincari energetici stanno già mettendo a rischio di stop alcuni segmenti produttivi come quello delle riviste stampate in rotocalco. Ma per tutti i settori della stampa editoriale e commerciale l’incremento del costo della carta ha assunto dimensioni tali da erodere ogni marginalità, date le ovvie difficoltà a trasferire a valle tali rincari. A questo scenario si aggiungono le problematiche legate a una scarsa reperibilità della materia prima, anche a causa del processo in atto di riconversione della produzione verso le carte per imballaggi”, afferma Emanuele Bona, Presidente di Federazione Carta Grafica.

Soffre l'industria del libro. Editoria scolastica la più colpita

“Dopo due anni molto positivi, l’emergenza carta pesa come una grave minaccia sul mondo del libro – afferma Ricardo Franco Levi, Presidente di AIE –. Gli insopportabili aumenti del prezzo schiacciano i margini di tutti gli editori traducendosi per quelli di varia (saggi e romanzi) nel rischio di aumenti di prezzo di copertina, una strada che non è nemmeno percorribile per gli editori scolastici soggetti a tetti di spesa imposti per legge. Agli aumenti del prezzo si aggiungono le difficoltà di approvvigionamento che rendono ancora più difficile programmare la produzione e assicurare una puntuale distribuzione. Di nuovo, con una particolare attenzione per l’editoria scolastica impegnata a garantire alla scuola e alle famiglie la disponibilità dei libri di testo nelle scadenze legate al calendario dell’anno scolastico”.

In difficoltà anche il comparto della comunicazione tecnica e scientifica

“L’energia e le materie prime rappresentano il cuore della produttività - afferma Ivo Alfonso Nardella, Presidente di ANES - L’aumento di energia e carta mette in seria difficoltà anche il comparto della comunicazione tecnica scientifica e più in generale di settore. Diminuire o peggio interrompere il flusso di informazioni e aggiornamento professionale nuoce gravemente al tessuto industriale e professionale italiano che sta iniziando a riprendersi. Tagliare la cultura significa creare un danno alla produzione interna che ha sempre più bisogno di aggiornamento per affrontare le sfide che questa epoca di transizioni ci impone”.

Quotidiani in edicola: vendite giù anche a dicembre

09 Febbraio 2022

Il 2021 termina con un’ulteriore contrazione delle vendite di quotidiani in edicola. Si aggrava, dunque, la persistente crisi della carta stampata. E, di conseguenza, continuano ad assottigliarsi gli incassi delle edicole derivanti dal loro core business.

I dati ADS sulla diffusione dei quotidiani a dicembre confermano lo scenario di un calo generalizzato per le vendite in edicola di quotidiani rispetto a inizio anno, ossia gennaio 2021, con ben poche eccezioni. Se la sono cavata un po’ meglio i quotidiani locali, che sono riusciti a contenere le perdite, che comunque ci sono state e hanno riguardato la totalità delle testate territoriali prese in esame.

Nello specifico, a dicembre Il Corriere della Sera ha venduto in edicola poco più di 151.000 copie, contro le quasi 166.000 vendute a gennaio 2021, mantenendo saldamente il ruolo di quotidiano più letto dagli italiani. Anzi, ormai naviga in solitaria nel panorama editoriale con un distacco di oltre 50.000 copie rispetto al diretto concorrente di un tempo, La Repubblica .

Il secondo maggiore quotidiano generalista deve infatti fare i conti con una netta contrazione degli acquisti in edicola che hanno portato le copie vendute sotto quota 100.000: per l’esattezza a dicembre sono state 98.697, contro le 114.333 di gennaio 2021. Deciso ribasso anche per La Stampa , l’altra testata ammiraglia del gruppo GEDI, che a dicembre vende 67.224 copie contro le 75.628 con cui aveva inaugurato il primo mese del 2021. In calo anche Il Secolo XIX: 22.916 contro le 27.392 copie di gennaio.

Perde quota, ma meno rispetto ai tre big generalisti, Il Messaggero  che scede a 50.091 copie a dicembre dalle 52.340 di gennaio 2021. Calo limitato anche per Avvenire che a dicembre vende 5.055 copie da 5.575 di gennaio 2021. In flessione le tre testate di QN. Vendite in edicola di 63.694 copie per QN-Il Resto del Carlino,  42.985 per QN-La Nazione e 19.869 per QN-Il Giorno rispettivamente contro 72.112, 49.053 e 21.956 di gennaio.

Tra i quotidiani politicamente schierati, continua la flessione per Il Fatto Quotidiano che archivia il mese di dicembre con 22.793 copie, circa 7.000 in meno rispetto alle 29.626 di gennaio. Peggio ancora per Il Giornale con 31.547 copie a dicembre, 13.000 in meno rispetto alle 44.429 di inizio anno. Perdite più limitate per Libero:  19.190 a dicembre contro le 22.748 di inizio dello scorso anno, mentre continua la corsa per il quotidiano di Maurizio Belpietro, La Verità , le cui vendite salgono a dicembre a 27.502 copie, contro le 25.475 di gennaio 2021.

Male anche i due principali quotidiani economici. Il Sole 24 Ore archivia dicembre con 29.152 copie vendute in edicola, a fronte delle 34.547 di gennaio 2021. Una manciata di copie in meno anche per Italia Oggi : 6.936 a dicembre dalle 7.783 vendute a inizio dello scorso anno.

Situazione controcorrente, infine, per i quotidiani sportivi. La Gazzetta dello Sport vende a dicembre ben 81.079 copie contro le 65.000 di gennaio 2021. Vende più copie in edicola a dicembre anche il Corriere dello Sport : 38.309 dalle 37.245 di gennaio 2021, mentre Tuttosport fa un balzo all’indietro con 21.823 copie vendute a dicembre, ben al di sotto delle 35.356 copie di gennaio 2021.
 

La Gazzetta del Mezzogiorno torna in edicola

09 Febbraio 2022

Dopo quasi sette mesi di assenza, La Gazzetta del Mezzogiorno è pronta a fare ritorno in edicola. L’appuntamento è per sabato 19 febbraio.

L’annuncio è arrivato dal nuovo editore, la società Editrice del Mezzogiorno srl costituita dal gruppo Miccolis e dal gruppo Albanese, ed è stato confermato sui social da un post su Facebook del nuovo direttore responsabile, Oscar Aiarussi, e da un tweet sul profilo ufficiale del quotidiano.

Lo storico giornale aveva interrotto le pubblicazioni lo scorso 1° agosto 2021 - proseguendo la propria attività editoriale solo online - pagando le conseguenze del fallimento dei due precedenti proprietari e della decisione della Ledi Srl, la società che aveva preso in affitto la testata, di chiudere il quotidiano dopo 133 anni ininterrotti di vita .

L'intervento dei nuovi proprietari e la battaglia legale presso il Tribunale di Bari che ne è seguita hanno permesso alla testata di tornare in edicola e di riprendersi il ruolo che ha svolto per tanto tempo mentre lo scorso novembre la Ledi mandava alle stampe L'Edicola del Sud, nuovo quotidiano in distribuzione in Puglia e Basilicata. Un importante contributo è arrivato anche dall'impegno del Cdr e del sindacato dei giornalisti.

Una notizia attesa che è stata salutata con entusiasmo dal Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha commentato in un tweet: "Per la Puglia è veramente una notizia bellissima, il 19 febbraio 2022 torna in edicola La gazzetta del mezzogiorno".

Pubblicità sulla carta stampata: in risalita nel 2021

04 Febbraio 2022

Il 2021 si è chiuso con un bilancio positivo per gli investimenti pubblicitari sulla carta stampata, che nel complesso sono ammontati a 613,2 milioni evidenziando un tasso di crescita del 4% rispetto all’anno precedente.

Secondo quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Stampa Fcp (Federazione Concessionarie Pubblicità), l’anno scorso la raccolta sui quotidiani ha registrato un aumento del fatturato del 4,2%. Bene anche la raccolta sui periodici, che ha realizzato un incremento del 3,4%. In quest’ultima categoria da segnalare che l’andamento positivo è stato generalizzato: gli investimenti sui settimanali sono aumentati del 4,8%, quelli sui mensili dell’1,4% e quelli sulle altre periodicità sono saliti del 9,0%.

Entrando nello specifico delle singole tipologie, per quanto riguarda la stampa quotidiana, si evidenzia il buon rendimento di quella Commerciale nazionale che cresce dell'8,8%, quella Commerciale locale che registra un progresso del 3,9% e quella Legale che segna un aumento dell'8,5%. Calano invece gli investimenti della pubblicità Finanziaria (-13,8%) e quella Classified (-11,7%).

Gli editori della carta stampata possono tirare un sospiro di sollievo. Non dimentichiamo che il 2021 si era aperto con una contrazione, nel mese di gennaio, del 18,8% per gli investimenti pubblicitari sulla carta stampata (-14,9% quella sui soli quotidiani). Nei mesi successivi si è poi assistito ad un progressivo recupero. Merito senza dubbio della forte ripresa dell'economia, culminata nel 2021 con un avanzamento del Pil del 6,5%, il tasso di crescita più elevato dal 1995. E merito anche del bonus pubblicità, che consente sgravi fiscali alle aziende che investono nella comunicazione.

Tuttavia, la crescita complessiva del 4% degli investimenti pubblicitari sulla carta stampata compensa solo in minima parte il tonfo del 2020. L’anno segnato dall’inizio della diffusione della pandemia si era infatti concluso con una contrazione del 22,9% del fatturato pubblicitario sulla carta stampata, frutto di una caduta del 15,9% degli investimenti sui quotidiani e del 36,8% sui periodici. Il ritorno a livelli pre-covid appare dunque ancora lungo mentre continua a crescere la pubblicità su internet: 17,6% nel 2021 a 524 milioni.

2021 eccezionale per i libri. Boom per i fumetti. ebook in ritirata

03 Febbraio 2022

Il 2021 è stato un anno di forte crescita per il mercato del libro. I dati dell'Associazione Italiana Editori (AIE) indicano che le vendite hanno raggiunto un valore di 1,7 miliardi di euro, il 16% in più rispetto a un anno fa e il 14% in più rispetto al 2019, anno pre-pandemia. Il settore ha quindi interamente recuperato il calo del 2020.

Nel 2021 sono inoltre salite a 115,6 milioni le copie di libri a stampa di narrativa e saggistica venduti nelle librerie fisiche, online e nella grande distribuzione organizzata: ben 18 milioni in più rispetto al 2020.

I fumetti trascinano le vendite

La pandemia ha dunque avuto un effetto booster sulla lettura di libri e gli italiani hanno riscoperto il piacere di immergersi tra le pagine di un romanzo o di un saggio. E, soprattutto, di un fumetto. Secondo i dati comunicati dall’AIE, infatti, i fumetti sono stati il genere più venduto con ben 11 milioni di copie, più del doppio rispetto ai 4,7 milioni venduti nel 2020 ( 134%), grazie soprattutto al boom dei manga, i fumetti originari del Giappone. Ma le performance, come emerge dai dati AIE (vedi tabella in alto), sono state ampiamente positive per tutti i generi.

L’industria italiana del libro è quarta in Europa e sesta nel mondo

A fronte di questi dati, il mercato italiano del libro si conferma il quarto per fatturato in Europa e il sesto nel mondo, alle spalle di Usa, Cina, Germania, UK e Francia.
Con una crescita del 22,9%, l’anno scorso sono aumentate le novità a stampa pubblicate, che sono state 85.551, a conferma di un mercato vivace, che non si è lasciato frenare dai rincari del prezzo della carta, che potrebbero però avere un impatto negativo nel corso del 2022 anche perchè il governo ha previsto incentivi per gli editori di quotidiani e riviste, ma non per i libri.

In calo gli e-book mentre corrono gli audiolibri

Quello che emerge chiaramente dai dati del 2021 è anche la netta preferenza degli italiani per i libri in formato cartaceo. Gli e-book non riescono a decollare e scendono a quota 49.313, in calo del 5,6% rispetto all’anno precedente, mostrando tuttavia una piccola variazione positiva dell’1,1% rispetto al 2019. Continua invece la corsa degli audiolibri che mettono a segno un aumento del 37%.

Il canale digitale resta sempre molto apprezzato per gli acquisti di libri. Le librerie online sono cresciute anche nel 2021, sebbene quelle fisiche abbiano recuperato parte del terreno perso. In particolare, le librerie online hanno realizzato un valore del venduto di 739,9 milioni che si avvicina sempre più a quello delle librerie fisiche, pari l’anno scorso a 876 milioni.

Sul 2022 pesano le preoccupazioni per il rincaro della carta

“L’editoria italiana ha saputo reagire alla pandemia e, anche grazie alle politiche di sostegno pubblico messe in atto da governo e parlamento, chiude il 2021 in forte crescita, dopo un 2020 già soddisfacente”, ha commentato il presidente dell'Aie Ricardo Franco Levi.

Che ha però ricordato come “Il 2022 sarà ancora un anno cruciale” per il settore che resta “in attesa di una legge di sistema e già oggi può contare sulla stabilizzazione delle misure di sostegno avviate nel 2020”.

Naturalmente la principale preoccupazione va ai rincari del prezzo della carta e alla difficoltà di reperimento di tale materia prima. Ciò, ha detto Franco Levi, “rappresenta una vera e propria emergenza” insieme alla “diffusione della pirateria, le incertezze legate alla ripresa economica e alla capacità di resistenza della catena logistica, le incognite sulla praticabilità di fiere e festival letterari, la crisi perdurante dell’editoria di arte e turismo”.

La Nuova Sardegna passa al gruppo SAE

01 Febbraio 2022

Con la firma del contratto di cessione, avvenuto ieri, 31 gennaio 2022, è divenuto ufficiale il passaggio del quotidiano La Nuova Sardegna dal gruppo GEDI, il più grande gruppo editoriale italiano, al gruppo SAE, giovane società editrice guidata da Alberto Leonardis che ha già rilevato da GEDI, nell’ottobre 2020, altre 4 testate locali: Il Tirreno, Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara.

Nasce il nuovo editore Sae Sardegna

In particolare, il quotidiano sardo passa al nuovo editore Sae Sardegna, una newco controllata da gruppo Sae e partecipata da azionisti di minoranza di particolare rilevanza come Fondazione Sardegna, tra le fondazioni più importanti. Nella compagine azionaria compaiono anche Cassa Depositi e Prestiti e Bper, a cui si aggiungono Depafin riconducibile all’ ingegnere Maurizio de Pascale, Presidente Camera Commercio di Cagliari e Oristano, e Abinsula società di informatica di Sassari. Alberto Leonardis, amministratore delegato del gruppo Sae, sarà presidente di Sae Sardegna.

Confermato alla direzione Antonio Di Rosa 

Le indiscrezioni circa una possibile cessione del quotidiano sardo erano già circolate fin dallo scorso settembre, proprio mentre La Nuova Sardegna si apprestava a festeggiare i 130 anni dalla sua fondazione. D’altronde il gruppo GEDI non aveva fatto mistero di voler cedere la testata, che dal 2016 era concessa in affitto alla DBInformation Spa di Gianni Vallardi e Roberto Briglia.

A novembre 2021 era poi arrivato l’annuncio dell'accordo di cessione a SAE, cessione che ieri è stata regolarizzata."Nel ringraziare DBInformation, GEDI ritiene che La Nuova Sardegna possa aprire ora una nuova pagina della sua storia, costruendo il suo futuro a partire da solide basi. La concessionaria A. Manzoni & C. continuerà a realizzare la raccolta pubblicitaria per la testata", scriveva in una nota il gruppo GEDI

Nesuna novità nemmeno sul fronte editoriale: il nuovo editore ha infatti confermato alla direzione Antonio Di Rosa, che dirige La Nuova Sardegna dal 2016.

Sae si rafforza nel panorama editoriale 

Il Gruppo SAE (Sapere Aude Editori) rafforza così il proprio ruolo nel panorama editoriale italiano, dove si è affacciato di recente nonostante l’attuale fase di crisi dell’editoria. Con questa nuova acquisizione, si legge nella nota diffusa lo scorso novembre in occasione dell’accordo con GEDI, SAE “intende proseguire nella sua strategia editoriale di investimento su autorevoli e storiche testate locali, nella ferma convinzione che l’editoria quotidiana di prossimità, cartacea e digitale, e il patrimonio professionale e umano che essa porta con sé, siano il fondamentale presupposto di un “ritorno al futuro” per l’intero sistema dell’informazione del nostro Paese”.


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