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Tonfo a settembre per le vendite di quotidiani

09 Novembre 2021

Il recupero di lettori resta ancora una speranza in attesa di realizzazione. Secondo gli ultimi dati ADS relativi al mese di settembre, le copie vendute in edicola sono diminuite per quasi tutte le testate, incluse quelle sportive che negli ultimi mesi avevano messo a segno corposi incrementi.

Nel dettaglio, Il Corriere della Sera ha venduto in edicola 154.768 copie a settembre, contro le oltre 168.000 di agosto e le quasi 166.000 di gennaio. Male anche La Repubblica con 103.300 copie a fronte delle 112.519 di agosto e delle 114.333 di gennaio. Dati in contrazione pure per gli altri giornali del gruppo GEDI con La Stampa che scende sotto le 70.000 copie vendute in edicola (69.231) a fronte delle 74.051 di agosto e delle 75.628 di gennaio. Mentre ha tenuto meglio il Secolo XIX che a settembre ha venduto 23.646 copie contro le 24.803 di agosto, in deciso calo però rispetto alle 27.392 di gennaio.

Vendite in crescita, anche se di poco, per Avvenire che a settembre si attesta a 5.321 copie, all’incirca in linea con agosto (5.289) e gennaio (5.575) frutto di uno zoccolo duro di lettori. Retrocede invece Il Messaggero con 53.427 copie contro le 57.808 copie di agosto, comunque in aumento dalle 52.340 di gennaio. In flessione anche le testate del gruppo Riffeser. QN-Il Resto del Carlino vende in edicola a settembre 65.618 copie dalle 68.702 di agosto e le 72.112 di gennaio mentre QN-La Nazione scende a 45.234 copie da 48.896 di agosto e 49.000 di settembre. Si difende meglio QN-Il Giorno con poco più di 20.000 copie a settembre, in linea con agosto.

Le testate più schierate politicamente vedono un andamento contrastante. Salgono ancora le vendite de La Verità: 26.661 a settembre da 25.586 di agosto e 25.475 di gennaio mentre a settembre perdono quota Libero (20.624), Il Giornale (33.866) e Il Fatto Quotidiano (24.962) con circa 2.000 copie vendute in meno rispetto ad agosto. Vendite confermate attorno alle 6.800 per Il Manifesto.

Resistono meglio del resto del mercato i giornali economici. Il Sole 24 Ore vende a settembre poco meno di 30.000 copie contro le 31.000 di agosto e le 34.500 di gennaio. Tengono le vendite in edicola anche per Italia Oggi, che resta attorno alle 6.900 copie di agosto contro le 7.783 di gennaio.

Passando agli sportivi, come si diceva le vendite si sono sgonfiate in settembre non riuscendo a trarre beneficio nemmeno dall'avvio del Campionato italiano di calcio. La Gazzetta dello Sport è scesa a 91.200 copie contro le 112.724 di agosto, comunque in forte aumento rispetto alle 65.000 su cui viaggiava a inizio anno. In calo anche Tuttosport con vendite per 24.600 copie, ben al di sotto delle quasi 31.00 di agosto e anche alle 35.356 rilevate a gennaio. Andamento analogo per Il Corriere dello Sport che a settembre scende a 43.272 copie vendute in edicola, quasi 10.000 in meno rispetto alle 52.230 di agosto, un valore pur sempre in aumento rispetto alle 37.245 di gennaio.

Dal Friuli Venezia Giulia fino a 5000 euro per gli esercizi di vicinato

05 Novembre 2021

La Regione Friuli Venezia Giulia ha pubblicato un bando per la concessione di contributi a fondo perduto per il mantenimento degli esercizi di vendita di vicinato ubicati nei Comuni con una popolazione non superiore a 5.000 abitanti e nelle frazioni dei Comuni con popolazione compresa tra 5.000 e 15.000 abitanti. Una misura a cui possono accedere anche le edicole, purché godano dei requisiti previsti dal bando.

La domanda va presentata dal 25 ottobre 2021 al 22 novembre 2021 alla Direzione centrale attività produttive – Servizio turismo e commercio, esclusivamente mediante posta elettronica certificata (PEC). A questo link si può scaricare lo schema di domanda pubblicato sul sito della Regione.

ENTITA' DEL FINANZIAMENTO - Il bando va a finanziare, a fondo perduto, i costi di funzionamento degli esercizi di vendita di vicinato sostenuti dal primo gennaio 2020 (inclusi tra l'altro i costi del personale) per un ammontare di spese complessivamente ammissibili compreso tra 2.000 e 5.000 euro.

Nello specifico, il contributo concesso ed erogato è pari al 50% della spesa ammessa ma può salire al 100% nel caso in cui siano presenti almeno tre tra i seguenti servizi di prossimità: consegna a domicilio, supporto ai servizi postali, vendita di giornali e riviste, vendita prevalente di prodotti locali o di provenienza regionale, utilizzo di eco-compattatori e di attrezzature e strumentazioni necessarie per la vendita di prodotti alimentari e detergenti sfusi, adesione a progetti di recupero delle merci invendute, accesso a internet mediante la messa a disposizione di rete wi-fi o di postazione multimediale, servizio fotocopie e scansione documenti, nonché assistenza gratuita mediante affiancamento della clientela nello svolgimento di adempimenti burocratici documentati sia in modalità cartacea tradizionale che elettronica digitale.

REQUISITI PER IL FINANZIAMENTO - Possono accedere ai contributi quegli esercizi di vendita di vicinato che hanno una superficie di vendita fino a 250 metri quadrati, che svolgono attività di vendita al dettaglio di generi alimentari freschi e conservati, oppure di generi non alimentari di prima necessità e di uso corrente per le famiglie, che occupano un massimo di cinque addetti a tempo pieno e che realizzano un volume d'affari medio annuo a fini IVA non superiore a 500.000 euro.

Altri requisiti a cui gli esercizi che intendono fare domanda devono attenersi riguardano l’essere iscritti nel registro delle imprese alla data di presentazione della domanda di contributo, non trovarsi in liquidazione volontaria e non essere sottoposte a procedure concorsuali, oltre a non aver beneficiato di altri contributi finalizzati alla riduzione dei maggiori costi dovuti allo svantaggio localizzativo.

La Direttiva sul Copyright diventa legge

05 Novembre 2021


Con l’ok definitivo del Consiglio dei Ministri al decreto legislativo di attuazione della Direttiva Ue sul Copyright, entra in vigore la nuova legge in materia di diritto d’autore.

FIEG: “LEGGE EFFICACE PER I DIRITTI DEGLI EDITORI”

Soddisfatti gli editori della FIEG che in una nota definiscono la legge “un risultato importante per la tutela degli investimenti delle aziende editoriali anche nell’ecosistema digitale e per il riequilibrio nella distribuzione del valore del prodotto”.

Secondo il Presidente della FIEG, Andrea Riffeser Monti, il testo approvato è “bilanciato ed efficace per la tutela dei diritti degli editori” e “introduce due principi essenziali: un meccanismo di negoziazione effettiva per la remunerazione degli articoli e una definizione di ‘estratti brevi’ che non vanifica lo spirito della Direttiva”.

“L’auspicio” ha concluso Riffeser “è che si apra ora una fase di confronto costruttivo tra tutte le Parti coinvolte, nella comune condivisione di una riforma necessaria al riequilibrio dell’intero sistema digitale”.

MOLES: “UN NUOVO INIZIO”

Grande soddisfazione per il via libera alla nuova legge sul Copyright è stata espressa anche dal sottosegretario con delega per l’Editoria, Giuseppe Moles. “Abbiamo così affermato un principio sacrosanto: le imprese editoriali devono ricevere un equo compenso per gli articoli di carattere giornalistico caricati sul web; questa è la grande novità del recepimento dell’articolo 15 di mia competenza, ma poi convintamente condiviso da tutti e cioè che il diritto connesso degli editori ad un equo compenso è oggi previsto e normato”.

“Il lavoro svolto – ha aggiunto Moles – è a mio avviso giusto ed equilibrato, addirittura forse un unicum in Europa, ed è stato il frutto di grande condivisione e partecipazione innanzitutto con il ministro Franceschini e con gli altri dicasteri a vario titolo coinvolti. Con questo recepimento abbiamo posto le basi per un nuovo inizio”.


VIA LIBERA ALL’EQUO COMPENSO

Con il varo della legge sul Copyright, entra dunque nel vivo la fase di confronto tra editori e autori da una parte e le grandi piattaforme web (inclusi i social) dall’altra. La legge sul Copyright introduce infatti il meccanismo della negoziazione tra le parti al fine di trovare il giusto compenso per gli articoli giornalistici riprodotti in rete.

In particolare, ai big dell’online, compresi i social network, è fatto obbligo, nel momento in cui caricano sui loro siti opere protette dal diritto d’autore, di ottenere un’autorizzazione da parte dei titolari di tali diritti. E diventa altresì necessario che le parti concordino una remunerazione adeguata e proporzionata al valore potenziale o effettivo dei diritti concessi in licenza o trasferiti.

Nuove modalità di accesso ai servizi del sito www.snagnazionale.it

04 Novembre 2021

Vi informiamo che per poter accedere al TrovaResa, leggere le circolari o sottoporre un quesito ai nostri esperti è necessario effettuare la registrazione alla nuova AREA RISERVATA del sito www.snagnazionale.it.

Si impenna il prezzo della carta. I possibili effetti sull'Editoria

27 Ottobre 2021

Non sorprendiamoci troppo se il prossimo anno il prezzo dei giornali dovesse aumentare di qualche decina di centesimi o se andando in una libreria per i regali di Natale dovessimo fare i conti con un assortimento meno ricco del solito. L’impennata del prezzo della carta rischia di avere ricadute sul comparto dell’Editoria.

I rincari delle materie prime non stanno colpendo solo l’industria energetica, petrolio e gas in primis, ma anche la carta (la cui produzione richiede peraltro un forte consumo di energia), che è essenziale per gli imballaggi e per gli usi igienico-sanitari oltre che per l’Editoria.

“Le materie prime, l’energia e il gas sono al massimo storico e alcune cartiere – ha dichiarato Lorenzo Poli, Presidente di Assocarta – stanno valutando la sospensione momentanea della produzione, in attesa di una ridefinizione di margini oramai fuori linea, a causa del repentino aumento dei costi”.

La ripresa dell’attività economica mondiale dopo il lockdown, unita alla messa al bando della plastica e alla crescita dell’e-commerce ha determinato un forte aumento la domanda di imballaggi di carta riuscendo a tenere a galla il settore nonostante il rincaro dei costi di produzione. Ma l’equilibrio è precario. Ricordiamo che nel 2020 l’industria cartaria italiana si è collocata al 3° posto in Europa per produzione, alle spalle di Germania e Svezia.

Se la situazione non dovesse normalizzarsi, difficile escludere conseguenze per l’Editoria. Di solito gli Editori di giornali, ma anche quelli di libri, conoscono il loro fabbisogno di carta e prenotano in anticipo la fornitura. I grandi editori, inoltre, possono contare su un maggiore potere contrattuale e chiudere contratti a prezzi più vantaggiosi.

Tuttavia, se i rincari della cellulosa, oltre che dell'energia, dovessero proseguire, sarebbe inevitabile dover pagare un costo maggiore rispetto al passato per l’approvvigionamento di carta, specie a fronte di un aumento di tiratura o della pubblicazione di inserti pubblicitari richiesti dagli inserzionisti. In futuro non è dunque da escludere il trasferimento dei rincari sui lettori, con un conseguente aumento del costo dei quotidiani (per gli edicolanti vorrebbe dire margini più alti sulla singola copia venduta) e degli abbonamenti.

L’aumento del prezzo della carta potrebbe colpire anche l’industria dei libri, che in questo periodo sta riscoprendo un inedito boom di vendite, con effetti più deleteri specie per gli Editori più piccoli, costringendoli a fare scelte oculate sui nuovi titoli da pubblicare e su quelli da dare alle ristampe, come pure sulle quantità da stampare.

Come fare, allora, per limitare i danni dei rincari e dare una mano alla nostra industria cartaria? “In un momento così virtuoso sul fronte dei consumi sarebbe un peccato non riuscire a chiudere i cicli produttivi sottraendo al Paese un ingranaggio fondamentale dell’economia circolare come il cartario” afferma ancora il numero uno di Assocarta.

“Per questo – aggiunge – occorre intervenire immediatamente, con la riduzione degli oneri in bolletta per le imprese, in particolare quelli del gas, e con il rilascio alle aziende delle compensazioni europee di CO2. Fondamentale inoltre dare liquidità utilizzando appieno i gasdotti da nord e sud e le capacità nazionali di produzione. Il settore auspica nel breve una migliore politica industriale ed energetica e della rete del gas continentale. Un giusto sostegno alle aziende e un riconoscimento del ruolo svolto nell’economia nazionale”.

Chioschi in estinzione

25 Ottobre 2021

Riportiamo l’intervista al Presidente SNAG Andrea Innocenti apparsa sul quotidiano economico olandese Het Financieele Dagblad, in cui si evidenziano i problemi delle edicole nel nostro Paese.


A questo link è possibile leggere l'articolo (scegliere opzione "in italiano" nella finestra che appare in alto a destra).

Cliccare il documento riportato qui sotto per leggere la traduzione in italiano.

Misure strutturali per l'Editoria: appello al Governo di FIEG e FNSI

22 Ottobre 2021

Editori e giornalisti si compattano per chiedere all'esercutivo un rapido intervento a sostegno della filiera dell’Editoria e l’avvio di un tavolo di confronto permanente con Governo e Parlamento per realizzare una nuova legge che dia slancio al settore.

“Gli editori e i giornalisti - si legge in una nota congiunta di FIEG e FNSI - garantiscono ai lettori una informazione di qualità, corretta ed equilibrata, che costituisce l’antidoto naturale alla disinformazione e alle fake news".

"La buona informazione e la libertà di espressione, ancorate all’esistenza di una editoria professionale di qualità, sono in pericolo, aggredite da una crisi senza precedenti che minaccia il pluralismo, pilastro della democrazia, e mette a rischio migliaia di posti di lavoro e la sopravvivenza stessa delle aziende”, scrivono le due associazioni.

“Gli editori della Fieg e la Fnsi, sindacato unitario dei giornalisti italiani, rivolgono un appello accorato al Governo, al Parlamento, alle forze politiche e richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica affinché siano individuate misure e risorse per garantire la sostenibilità del settore, gravemente a rischio, e accompagnarlo nella fase di trasformazione digitale rilanciando l’occupazione”.

“Fieg e Fnsi – conclude la nota – rinnovano la richiesta di avviare un tavolo permanente di confronto con Governo e Parlamento per una nuova legge per l’editoria, necessaria per salvaguardare gli investimenti delle imprese, il lavoro dei giornalisti e la libertà di informazione”.

Prosegue, dunque, il pressing della filiera sulle istituzioni politiche per accelerare i tempi di una riforma.

L’appello odierno segue la manifestazione di Roma del 7 ottobre scorso, davanti a Montecitorio, organizzata dalla Federazione Nazionale della Stampa per riportare l’attenzione del Governo sul “declino inarrestabile che un settore vitale per la democrazia sta subendo, anche a causa dell'assenza di scelte politiche forti e coraggiose”, e sulla necessità di “avviare al più presto un confronto con editori, giornalisti e lavoratori del comparto per restituire dignità all'informazione italiana”.

Una decina di giorni dopo è stata la volta di un appello, sempre da parte della FNSI, pubblicato sui principali quotidiani affinché «Governo e Parlamento non lascino morire l'informazione italiana».

Anche gli Editori della FIEG lo scorso primo settembre avevano sollecitato un incontro urgente al Sottosegretario per l’editoria, Giuseppe Moles, per affrontare i gravi problemi del settore e i temi del recepimento della direttiva sul copyright.

Informazione: il difficile equilibrio tra carta e digitale

21 Ottobre 2021

I dati Istat sui consumi di agosto indicano un’incoraggiante crescita del 5,9% su base annua della spesa per “Cartoleria, libri giornali e riviste”, un incremento superiore a quello delle vendite al dettaglio, salite nel complesso, nello stesso periodo, dell’1,9%.

In assenza di un dato scorporato per le singoli voci, si può ipotizzare che a trainare i consumi siano stati soprattutto i libri, le cui vendite sono un po’ a sorpresa in decisa crescita, e la cartoleria in vista del ritorno sui banchi a settembre. Il ruolo dei giornali dovrebbe essere stato marginale. Si tratta comunque di un dato da monitorare insieme a quello sulle vendite della stampa cartacea, in ripresa generalizzata a luglio e con un andamento contrastato in agosto dopo infiniti mesi di contrazione, secondo quanto emerso dalle statistiche di ADS – Accertamenti Diffusione Stampa.

DAL CARTACEO SEGNALI DI RESILIENZA – Difficile però ipotizzare un repentino cambio di rotta delle vendite di quotidiani e periodici, anche se è lecito sperare in un rallentamento del trend di decremento. La pandemia ha fatto emergere il bisogno di un’informazione più qualificata, approfondita e attendibile, scevra da quelle fake news che hanno avuto nei social la loro massima cassa di risonanza.

È possibile che questo abbia indotto una fetta di popolazione a riavvicinarsi alla carta stampata. Durante i mesi del lockdown, ad esempio, i giornali locali hanno evidenziato incrementi delle vendite di un certo peso. E oggi alcune testate cartacee, come Il Foglio, o dell’online, come Il Post , hanno deciso di mandare in edicola nuovi prodotti editoriali intercettando l’interesse dei lettori per un certo tipo di approfondimento informativo su carta. E forse per approfittare anche di un mercato pubblicitario in ripresa, sostenuto dal nuovo bonus introdotto dal decreto Sostegni bis.

Il CENSIS FOTOGRAFA LA CRISI DELLA CARTA STAMPATA – Si tratta dunque di piccoli segnali di vitalità per un settore alla ricerca di nuove forme di sopravvivenza per non soccombere all’avanzata del digitale e in perenne attesa di una riforma in grado di rilanciarlo verso un nuovo futuro. Ma la fotografia emersa dall’ultimo Rapporto sulla Comunicazione del Censis è impietosa. Per i media a stampa “si accentua la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67,0% degli italiani, ridottisi al 29,1% nel 2021 (-8,2% rispetto al 2019). Lo stesso vale per i settimanali (-6,5% nel biennio) e i mensili (-7,8%), duramente colpiti dagli effetti della pandemia”, si legge nel Rapporto.

Il grafico in alto testimonia in maniera ancora più marcata la crisi della carta stampata, con la spesa per giornali e libri che segna la contrazione più pesante nel periodo 2007-2020 in termini di consumi mediatici delle famiglie italiane. Fa da contraltare un’impennata senza eguali della spesa per telefonini e un buon andamento della spesa per computer e audiovisivi.

IL DIGITALE CORRE MA INIZIA A STANCARE – Tornando al triennio 2019-2021 il Censis sottolinea che “si registra un forte aumento dell’impiego di internet da parte degli italiani (l’83,5% di utenza, 4,2%), mentre quelli che utilizzano gli smartphone salgono all’83,3% (con una crescita record rispetto al 2019: 7,6%), così come lievitano complessivamente al 76,6% gli utenti dei social network ( 6,7%)”.

Allo stesso tempo, però, inizia a serpeggiare una certa disaffezione per il digitale: “Più della metà degli italiani (52,8%) dichiara che si sente stanco di questo uso continuo dei dispositivi digitali e che vorrebbe “staccare la spina”. A una certa distanza emergono anche gli altri aspetti negativi. I dispositivi digitali “rubano” troppo tempo secondo il 32,2% degli italiani, che nel 31,5% dei casi avvertono il bisogno di connettersi continuamente. Per non parlare di quel 22,8% che dichiara di non riuscire proprio a disconnettersi mai”.

MOLES: LA CARTA NON ESCLUDE L’ONLINE – Il futuro dell’informazione deve dunque prevedere una interconnessione tra le due forme, quella tradizionale su carta e quella innovativa sul web. Un concetto ribadito più volte anche dal Sottosegretario per l’Editoria Giuseppe Moles. “Credo che i due mondi possano e debbano convivere. L’uno può essere utile all’altro. Dipende da come si utilizzano questi strumenti”, ha ribadito in una recente intervista in occasione del Salone del Libro di Torino.

Digitale e cartaceo devono trovare nuovi modi di dialogare e, secondo Moles, è compito degli Editori pensare a modelli di business in grado di farlo. Così come l’arrivo della TV non ha soppiantato la radio, internet non manderà in pensione i quotidiani, ha sottolineato in un’intervista lo scorso settembre. Il compito degli Editori “è di non fermarsi all’oggi e capire i cittadini che tipo di prodotto desiderano”. E devono farlo, secondo il Sottosegretario per l’Editoria, tutelando gli attuali livelli occupazionali e puntando sulla formazione e nuove professionalità”. Questa è la vera sfida.

Il 23 ottobre è il Think Local Day: aderisce anche SNAG Milano

21 Ottobre 2021

SNAG MILANO, assieme a MDIS/ PRIMA EDICOLA, ROTOPUBBLICITÁ e Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza, aderisce all’iniziativa Think Local Day: una Giornata Nazionale per celebrare “il valore di quello che ci circonda, il proprio quartiere, la propria città, la dimensione reale che ogni giorno ci accoglie, conforta e sostiene”.

L’iniziativa – che è alla sua prima edizione – si tiene sabato 23 ottobre in varie città italiane e nasce dalla spinta di un gruppo di cittadini riuniti nell’associazione “eroiNORMALI”, che hanno messo a disposizione gratuitamente le loro professionalità per promuovere iniziative di sensibilizzazione verso l’importanza del commercio locale da sostenere a fronte dell’avanzata di una dimensione digitale e globale che può avere conseguenze negative in tutto il territorio.

Secondo gli organizzatori, il Think Local Day – che può contare sul patrocinio della Presidenza del Consiglio – è “un giorno pensato per la valorizzazione del concetto di vivere di prossimità locale, sul proprio territorio, un modo per spingere le persone a riscoprire il luogo dove vivono sotto tutti gli aspetti: dalla bottega storica al sito culturale, dal prodotto tipico all’associazione locale di volontariato”.

Pensare locale è una dimensione che andrebbe celebrata tutti i giorni –e messa in pratica attraverso il decalogo riportato qui sotto – per “valorizzare e rilanciare l’economia limitrofa, donare una parte del proprio tempo alla comunità, adottare la logica di prossimità per una sostenibilità ambientale percorribile”, come sottolinea Massimiliano Molese, ideatore e fondatore di “eroiNormali”.

Le edicole interessate a partecipare all’iniziativa possono farlo esponendo in vetrina o all’interno dei locali del proprio punto vendita il cartellone sotto riportato.

Una riforma a tutela della pluralità dell'informazione

20 Ottobre 2021

Serve “una riflessione politica” da parte di tutta la filiera su quanto sta accadendo al mondo dell’informazione e, soprattutto, a un anno e mezzo dalla fine della legislatura, serve una legge di riforma dell'Editoria che possa garantire agli italiani “cultura, diversità, conoscenza”.

Riportiamo di seguito l’appello a salvaguardia del pluralismo dell’informazione lanciato da Roberto Paolo, Presidente della FILE – Federazione Italiana Liberi Editori, l’associazione che raggruppa i piccoli editori di quotidiani e periodici locali e le cooperative. Ci fa piacere che abbia posto l’attenzione anche sulla situazione delle edicole “che stanno vivendo da anni una continua decimazione”.

Nei giorni scorsi l’amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, ha proposto di azzerare il fondo per il pluralismo nell'editoria per dirottare maggiori risorse sulla televisione pubblica. Il presidente della Federazione Italiana Editori Giornali, Andrea Riffeser Monti, ha immediatamente replicato che tagliare il fondo per l'editoria significa azzerare il pluralismo, condannando alla chiusura immediata centinaia di giornali che vivono con grande difficoltà questo momento.

Alcune considerazioni sono necessarie. L'apporto del canone Rai al fondo per il pluralismo ammonta a circa 110 milioni di euro e rappresenta, quindi, appena una goccia nel mare nei conti della concessionaria pubblica. Non è tanto un problema di risorse, ma di logica nell’allocazione delle risorse. La Rai è sicuramente garanzia di pluralismo e la sua storia, come le sue migliaia di dipendenti, vanno certamente tutelati. Ma sorprende che chi ha questo delicatissimo incarico possa pensare di risolvere il problema, anzi, di alleviare appena un po' il problema dei conti dell’azienda che gestisce, condannando alla chiusura altre imprese editrici, che a loro volta sono tutela di diversità, con la loro storia e con le loro migliaia di dipendenti. Il pluralismo dell'informazione per definizione è pluralità e non possono esistere figli di un Dio minore. L’intervento di Andrea Riffeser Monti a tutela delle realtà di dimensioni minori, con particolare riferimento alle testate locali e alle cooperative giornalistiche, apre la strada ad una nuova stagione in cui non devono più esserci contrapposizioni tra gli uni e gli altri, i grandi e i piccoli, ma deve consolidarsi un sistema che nella sua complessità e con le sue differenze garantisce il pluralismo.

Purtroppo, alcune guerre ideologiche hanno fatto perdere di vista negli anni la logica dell’intervento pubblico. La sua indispensabilità per una compiuta democrazia è stata sottolineata di recente dalla Corte Costituzionale, che ha richiamato Parlamento e Governo al sostegno del pluralismo dell'informazione. Interventi sporadici hanno invece provocato effetti che hanno reso il mercato dell’editoria molto fragile. La transizione al digitale è al tempo stesso una causa della crisi e un’opportunità per il settore. Ma non è più tempo di attendere. La concentrazione della raccolta pubblicitaria, le dinamiche di mercato degli “over the top”, i fallimenti editoriali e le conseguenti concentrazioni di testate giornalistiche sono sotto gli occhi di tutti. È storia di questi giorni l’incredibile vicenda della Gazzetta del Mezzogiorno che non riesce a tornare in edicola. E del resto anche le edicole stanno vivendo da anni una continua decimazione, in un silenzio assordante o con inutili proclami, con l'effetto di rendere l’acquisto di un giornale una sorta di caccia al tesoro.

Una riforma di tutto il sistema è quantomai non solo necessaria, ma urgente. Non è più il tempo di Stati generali e simili passerelle. Il sottosegretario all'editoria Giuseppe Moles si è impegnato, subito dopo l'insediamento, a portare a compimento una seria riforma del settore. Manca solo un anno e mezzo alla fine della legislatura. È arrivato il momento di aprire una seria riflessione politica, assieme a tutti gli operatori dell'informazione, associazioni datoriali e Federazione Nazionale della Stampa, che nasca dalla conoscenza delle tante e diverse realtà di questo settore e che giunga ad una legge che possa garantire al Paese e ai suoi cittadini cultura, diversità, conoscenza.


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