In dieci anni sono “spariti” più di 110.000 negozi dalle nostre città. Lo dice uno studio realizzato da Confcommercio che mette in luce un fenomeno che di anno in anno assume contorni sempre più rilevanti e sta cambiando il volto delle città, oltre alle abitudini di acquisto dei consumatori.
Non è solo l’e-commerce ad essere sul banco degli imputati. Gli anni di pandemia hanno avuto un peso notevole accentuando il trend di chiusure di attività commerciali.
Il risultato dell’indagine – effettuata dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e giunta alla nona edizione – evidenzia che le imprese di commercio al dettaglio sono passate dalle 551.317 attive nel 2012 alle 439.805 presenti a fine 2023 con un decremento negli ultimi dieci anni di 111.512 attività.
Bilancio negativo anche per le imprese di commercio ambulante, che erano 93.810 nel 2012 e a fine 2023 erano 69.757: in questo caso sono sparite in dieci anni 24.053 attività.
Il trend generale porta verso una progressiva desertificazione delle attività commerciali, ma il fenomeno - come sempre - va scorporato sia territorialmente, sia in base al settore merceologico.
Considerando le 120 città medio-grandi prese in esame dell’indagine - di cui 110 capoluoghi di provincia e 10 comuni di media dimensione non capoluogo, escluse le città di Milano, Napoli e Roma perché multicentriche, dove non è quindi possibile la distinzione tra centro storico e non centro storico - la riduzione di attività commerciali appare più accentuata nei centri storici rispetto alle periferie, un fenomeno che interessa tanto il Centro-Nord che il Mezzogiorno, fino allo scorso anno caratterizzato - quest’ultimo - da una maggiore vivacità commerciale.
Sul sito di Confcommercio sono disponibili i file excel delle Regioni contenenti i singoli fogli con i dati relativi ad ogni città oggetto dell’indagine.
Quanto ai settori, le attività con maggiore contrazione sono quelle relative ai distributori di carburanti (-40,7%), i negozi di libri e giocattoli (-35,8%), le attività che riguardano la vendita di mobili e di ferramenta (-33,9%) e i negozi di abbigliamento (-25,5%). A fronte delle chiusure di queste attività, si registra un incremento di farmacie ( 12,4%), negozi di computer e telefonia ( 11,8%), attività di bed & breakfast ( 42%) e anche di ristorazione ( 2,3%).
“Prosegue la desertificazione commerciale delle nostre città, un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici dove la riduzione dei livelli di servizio è acuita anche dalla perdita di commercio ambulante”, ha commentato il Presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. “Rimane in ogni caso prioritario - ha aggiunto - contrastare la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città. In questa direzione vanno il progetto Cities di Confcommercio e la rinnovata collaborazione con l’Anci a conferma del nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città”.
(foto by Filippo Rognoni e Lorenzo Boccasanta)