La crisi della stampa cartacea non conosce confini geografici. Arriva dagli Usa la notizia che, dopo 27 anni di pubblicazioni, lo storico magazine femminile Marie Claire non sarà più in stampa mentre continuerà a vivere nella versione online.
Insomma, nulla di nuovo sotto il sole. Anche in questo caso il digitale ha finito per cannibalizzare e annientare la versione cartacea di un mensile che in passato si è imposto per aver sostenuto importanti campagne in favore delle donne come la parità di salario, l’aborto o la lotta contro la violenza domestica, parlando naturalmente anche di moda, bellezza e tendenze.
Lo scorso maggio la casa editrice Hearst, che aveva iniziato nel 1994 a pubblicare la rivista negli Stati Uniti, aveva ceduto la proprietà all’editore inglese Future plc, a cui sono bastati solo pochi mesi prima di prendere la drastica decisione di far cessare la pubblicazione.
La pandemia non ha aiutato, né ad attrarre i dollari della pubblicità, né ad attrarre nuovi lettori, così nel 2020 la periodicità è passata da 11 a 7 numeri l’anno ma ciò non è bastato a tenere alte le vendite. Come comunica la società, a maggio la tiratura è stata di 900 mila copie con appena 11.000 copie vendute in edicola, a fronte però di 15 milioni di visitatori unici al mese al suo sito.
A conti fatti, dunque, il nuovo acquirente Future plc ha deciso di investire sul digitale abbandonando l’idea di potenziare e rilanciare il cartaceo.
Questo è quanto accade negli Stati Uniti.
Nel nostro paese Marie Claire è stampata dalla filiale italiana di Hearst, Hearst Italia, che continua a pubblicare la rivista, insieme a Marie Claire Maison, Elle, Elle Decor, Bazaar, Cosmopolitan, Esquire, Gente. A giugno (ultimi dati disponibili ADS – Accertamenti diffusione stampa) la diffusione totale cartacea e digitale di Marie Claire era di 121.220 copie, contro le quasi 97.000 copie di Vogue, la Bibbia della moda femminile.
A proposito di Vogue, la storica rivista sta attraversando un momento delicato come testimonia la serie di tagli e ristrutturazioni decisi dall’editore Condè Nast. Il gruppo ha deciso infatti di affidare la supervisione di tutte le edizioni nazionali, quella italiana inclusa, ad Anna Wintour, la leggendaria ed intransigente direttrice di Vogue America.
Via dunque i direttori delle edizioni nazionali, sostituiti da coordinatori. A farne le spese anche Emaunele Farneti, dal 2017 direttore di Vogue Italia, che con il numero di settembre ha firmato il suo ultimo editoriale.